«L’ago della bilancia punta decisamente verso l’ottimismo – sottolinea il presidente dell’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi (APPE) e di FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) Veneto Erminio Alajmo – grazie alla curva epidemiologica in decisa e costante flessione, che si riflette positivamente sul numero di ricoveri nei reparti degli ospedali e nelle terapie intensive che sono sempre meno sotto pressione».
Parte da questo assunto l’Associazione per invitare l’Esecutivo a tirare il freno a mano sulle restrizioni: «stop ai controlli a tappeto del green pass a carico degli esercenti e pianificazione di un percorso per il superamento delle restrizioni, compresi i certificati verdi».
È una strategia in due tempi quella proposta da APPE-FIPE, per tornare progressivamente alla normalità.
«Partiamo dai numeri – precisa Alajmo – ogni giorno i gestori dei locali del Veneto sono costretti a controllare più di 1 milione e mezzo di green pass. Un’attività a tappeto che ha evidenti implicazioni organizzative e che oggi, con 4 milioni e mezzo di veneti vaccinati o guariti, deve essere ripensata. Non è più possibile controllare 100 clienti per dover scoraggiare quei 4 o 5 non muniti di green pass che potrebbero decidere di entrare lo stesso in un bar o un ristorante. Uno squilibrio evidente tra costi e ricavi, soprattutto considerando che i costi sono tutti a carico delle 20mila piccole imprese di pubblico esercizio che da due anni vivono un terremoto economico che rischia di farle chiudere. È necessario introdurre fin da subito il sistema dei controlli a campione, partendo dal principio dell’autoresponsabilità da parte dei clienti».
Questo il primo obiettivo per le imprese del settore che chiedono però un ulteriore passo avanti.
«Occorre prendere atto – precisa Alajmo – che l’azione del green pass come strumento di moral suasion ha probabilmente raggiunto il massimo della sua efficacia e che pertanto, anche grazie al miglioramento del quadro sanitario, i tempi sono maturi per pianificare il suo superamento, come sta già avvenendo in molti Paesi europei».
Il pressing dell’Associazione non è solo nei confronti del Governo ma anche del Presidente della regione Veneto Zaia, al quale è stato indirizzato da Alajmo un lungo corsivo.
«E’ del tutto evidente che si sta concretizzando una crescente asimmetria – fa notare il numero uno di APPE-FIPE – fra i benefici sociali legati all’adozione del green pass e gli oneri a carico delle imprese del comparto: infatti, sul versante dei controlli i costi permangono e le difficoltà aumentano, mentre l’azione di persuasione che l’attuale normativa poteva sortire ha già raggiunto la massima efficacia nelle scorse settimane, incoraggiando la quasi totalità della popolazione alla vaccinazione. A nostro avviso, persistono quindi le condizioni per escludere l’obbligo del green pass per accedere ai pubblici esercizi».
«Ciononostante, qualora si volesse mantenere un approccio maggiormente cautelativo, è quantomeno necessario e doveroso – conclude Alajmo nella sua missiva a Zaia – lanciare un segnale che renda il regime attualmente in vigore più equo e sostenibile, introducendo il principio di autoresponsabilità: di fronte a un controllo delle forze dell’ordine, solo l’avventore deve rispondere dell’eventuale mancanza della certificazione verde. Come abbiamo ribadito pubblicamente in più occasioni, siamo convinti che contribuire all’uscita da questa emergenza sia un dovere collettivo che ricade su ogni individuo e categoria economica, inclusa la nostra, tuttavia, riteniamo sia arrivato il momento di implementare le misure di contenimento dell’emergenza verso una nuova normalità, dove ciascuno possa tornare ad esercitare le proprie rispettive funzioni e assumersi le relative responsabilità».