Questo il messaggio diffuso dal presidente della Camera di Commercio di Padova Antonio Santocono, Presidente della Camera di Commercio di Padova e Roberto Crosta, Segretario Generale Camera di Commercio di Padova, che si uniscono al generale cordoglio per la scomparsa di Francesco Canella, fondatore e Presidente del Gruppo Alì.
«Una tenacia incrollabile unita a un grandissimo spirito di sacrificio, la capacità di innovazione e di gettare lo sguardo “oltre”, dimostrata fin da giovanissimo e conservata intatta con l’avanzare degli anni, la convinzione che le persone – i collaboratori – siano davvero al centro dell’impresa, l’attenzione reale alla dimensione sociale del fare impresa fin dagli anni Novanta, quando questo tema era ancora un po’ fuori dei radar. Francesco Canella ha incarnato nel modo migliore e più alto i valori propri del tessuto economico del nostro territorio. Ci lascia un’eredità grandissima, non solo per l’enorme indotto generato, per le migliaia di posti di lavoro creati grazie a quella sfida partita dal suo coraggio e da un piccolo negozio di quartiere, ma anche per l’esempio che ci ha regalato diventando fra i primi protagonisti di uno stile imprenditoriale nuovo. Voglio che la mia azienda sia un luogo dove sia i miei clienti sia i miei collaboratori si sentano a casa, amava ripetere spesso: non uno slogan ma una convinzione profonda, che perseguiva con la cura meticolosa della qualità – che ben traspariva negli ambienti dei suoi supermercati – e delle relazioni, verso i propri dipendenti e nel servizio alla clientela. Nel 2019, in occasione della consegna della laurea ad honorem in Italian Food and Wine al Bo, aveva concluso con queste parole la sua lectio magistralis: Mi auguro che il mio esempio di vita possa essere d’aiuto a tutti quei giovani che credono nel futuro della nostra bella Italia. Bisogna mettersi sempre in gioco, affrontando le difficoltà con coraggio, lavorando con passione senza perdere mai l’entusiasmo e la voglia di fare e di innovare. Un messaggio semplice e diretto, senza orpelli, come era nel suo stile, un invito che vogliamo e dobbiamo fare nostro».
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