Il 6 settembre i Solisti Veneti rendono omaggio al maestro Claudio Scimone

 

Figlio del medico Vittorio Scimone, Claudio non ne seguì le orme. Intraprese gli studi in legge a palazzo del Bo a Padova ma la passione per la musica ebbe il sopravvento. Si dedicò agli studi musicali a Padova e a Milano, diplomandosi in pianoforte con Carlo Vidusso, in composizione con Arrigo Pedrollo. Fu allievo in Direzione d’orchestra di Franco Ferrara e Dimitri Mitropoulos, quindi si diplomò al Conservatorio di Milano con Antonio Votto. È nota la sua fama sul podio in qualità di Direttore sinfonico e di opera, debuttando nel 1981 al Covent Garden di Londra e dirigendo per una vita intera in tutto il mondo. 

Claudio Scimone ( Padova, 23 dicembre 1934 – Padova, 6 settembre 2018) fu il fondatore dell’Orchestra de I Solisti Veneti della quale ricorre quest’anno il 65.mo anniversario di attività, collocando l’orchestra d’archi come la più longeva al mondo. 

Per rendere omaggio al suo fondatore,  Solisti veneti, nel giorno del sesto anniversario della sua morte, organizzano un concerto all’Auditorium Pollini di Padova. 

Una data altresì significativa poiché coincide con il concerto di chiusura del 54esimo “Veneto Festival, Festival Internazionale Giuseppe Tartini” che proprio Scimone volle dedicare al compositore istriano che grazie proprio a lui uscì dall’oblio. 

Il festival quest’anno si è particolarmente distinto per la presenza di ospiti del calibro della trombettista Lucienne Renaudin Vary, del flautista Massimo Mercelli, dei violinisti Giuseppe e Annastella Gibboni (vincitori del Concorso Internazionale Claudio Scimone) dei clarinettisti Darko Brlek e Lorenzo Guzzoni. E ancora della chitarrista Filomena Moretti, dei pianisti Alessandro Cesaro e Giacomo Menegardi. Sconfinando in altri comparti dell’arte anche grazie al grande attore e regista cinematografico Michele Placido e al regista teatrale Aldo Tarabella. Senza dimenticare la collaborazione con il filosofo Umberto Curi. 

Importanti anche le collaborazioni con teatri lirici e altri festival internazionali come il Teatro La Fenice di Venezia e il Teatro Comunale di Bologna, lo Schleswig-Holstein Musik Festival di Amburgo, il Tartini Festival di Pirano, l’Emilia-Romagna Festival e fondamentali sinergie con i festival cittadini come il Castello Festival e il Festival Bartolomeo Cristofori. 

Il Veneto Festival, che come sottotitolo presenta il motto “Musica, Arte e Architettura dal Veneto al mondo”, si è tenuto al Teatro Olimpico di Vicenza e al Teatro La Fenice di Venezia, nelle palladiane Villa di Maser e Villa Pisani Bonetti a Bagnolo di Lonigo, Villa dei Vescovi a Luvigliano di Torreglia, alla Basilica del Santo e la Loggia Cornaro di Padova, all’ Hauptkirche Sankt Michaelis di Amburgo, al Duomo di Meldorf, solo per citare alcuni tra i tanti luoghi di altissima caratura artistica e architettonica.

Nel nome dell’amore che il Maestro per tutta la sua vita ha dedicato alla musica, proprio il 6 settembre 2018, la sera stessa della sua scomparsa l’Ente, e la moglie Clementine Hoogendoorn Scimone, decisero di eseguire il concerto de I Solisti Veneti al Castello del Catajo, per non fermare la musica dell’Orchestra di Scimone. Nei mesi successivi, nonostante il peso della notizia che andava sempre più scuotendo gli ambienti musicali in Italia all’estero, l’Ente ha continuato a diffondere la musica de I Solisti Veneti, individuando nell’amico e allievo prediletto di Scimone, il Maestro Giuliano Carella, la nuova guida musicale e artistica dell’Orchestra.

Un appuntamento importante quello del 6 settembre quindi, per un programma che prevede tre brani fondamentali della storia dei Solisti che rispecchiano periodi differenti dell’Orchestra. 

La Sinfonia in fa minore n. 49 “La Passione” di Haydn è stata una delle primissime composizioni suonate da I Solisti Veneti con l’organico allargato agli oboi e ai corni, strumenti non ancora presenti agli albori delle loro esibizioni. Il gruppo di Sinfonie n. 49 – n. 56 risulta composto negli anni tra il 1768 e il 1780, in particolare la Sinfonia in fa minore n. 49 vide la luce, anche in sede esecutiva, nel 1768 secondo l’autografo ora conservato a Stoccolma e le cronache dell’epoca. Da alcuni anni, esattamente dal maggio 1761, Haydn svolgeva le mansioni di vice-Kapellmeister alla corte del principe Paul Anton Esterházy. L’effettivo “maestro di cappella” era Gregor Werner che però si occupava principalmente della produzione di carattere religioso, mentre toccava a Haydn lo specifico impegno con l’orchestra con l’organico allargato specialmente nel settore degli strumenti a fiato. Le copie e i manoscritti vergati da Haydn avevano allora una notevole circolazione nell’impero asburgico, per lo più erano pubblicati a Parigi dall’editore Sieber. La partitura autografa della Sinfonia n. 49 in fa minore, in particolare, fu portata dal giovane allievo Paul Struck nell’agosto 1801 a Stoccolma e da lui donata ad un certo Pehr Frigel che nel 1807 si risolse a legarla all’Accademia Reale Svedese di musica, ove tuttora è consultabile. Il sottotitolo “La passione” comparve su una copia dell’autografo conosciuta la prima volta in sede esecutiva nel 1790 a Schwerin ma, secondo le cronache più attendibili, nulla prova che dipenda da un’occasione o da una destinazione di carattere sacro come sovente si è letto. Più verosimile è l’opinione di Robbins-Landon che associa questo lavoro al gruppo di Sinfonie detto dello “Sturm und Drang”, riferibile cioè in maniera più o meno scoperta all’omonimo movimento estetico che cominciava allora ad agitare le acque della letteratura e dell’arte nei paesi tedeschi. A tale riguardo il sottotitolo “La passione” andrebbe inteso a riassumere “l’intensa carica dell’emozione” che si prova ascoltando queste immortali pagine di letteratura musicale. 

Il Concerto in la maggiore K 219 per violino e orchestra di Mozart è stato eseguito dall’Orchestra quando sono iniziate le prime collaborazioni importanti, come quelle con Salvatore Accardo e Uto Ughi. Del bel concerto in la maggiore per violino e orchestra di Mozart possediamo un manoscritto autografo conservato dalla famiglia Wittgenstein il cui frontespizio reca la data del 20 dicembre 1775. Possiamo pertanto collocare con certezza questo concerto al centro di quel periodo creativo nel quale nacquero la totalità delle opere mozartiane per violino e orchestra. Il percorso estetico di Mozart prende le mosse dall’esperienza barocca. Un più deciso avvio verso uno stile personale si ha negli anni successivi, 1775 e 1776, quando Mozart appropriatosi dei modelli italiani a lui precedenti, e in particolare prendendo spunto  dagli esempi di Tartini, Pugnani e Boccherini, raggiunge quel perfezionamento formale che, grazie a una raffinatissima tecnica della variazione, a un attenta valorizzazione delle qualità timbriche del violino e all’innegabile ricchezza del contenuto musicale, afferma il duraturo e definitivo valore delle proprie composizioni violinistiche. Raggiunta questa perfezione Mozart abbandonerà il genere non scrivendo più concerti per violino e dedicandosi invece al pianoforte.

Nella serata del 6 settembre all’Auditorium Pollini il Concerto di Mozart sarà eseguito da Lucio Degani, entrato giovanissimo nell’Orchestra e, nel 2000, designato Violino principale e solista dal Maestro Scimone. Degani è in assoluto il più longevo Primo violino della lunga storia de I Solisti Veneti. 

In chiusura del programma, la Sinfonia in re minore  op. 12 n. 4 “La Casa del Diavolo” con il suo terzo Movimento, la travolgente Ciaccona, che ha accompagnato quasi tutta la carriera de I Solisti Veneti perché amato da Claudio Scimone che molto spesso lo sceglieva come bis conclusivo. Luigi Boccherini può considerarsi a buon diritto un compositore compiutamente europeo nel senso più ampio del termine. Cittadino a pieno titolo di due Paesi, dapprima l’Italia (in cui nacque a Lucca il 19 febbraio del 1743) e poi dal 1768 la Spagna, in cui morì a Madrid nel 1805, Boccherini è stato musicalmente presente nelle principali capitali europee realizzando un ricchissimo bagaglio di esperienze stilistiche. Ne è prova, fra molti altri, quello straordinario capolavoro, scritto nel 1771, che è la  Sinfonia op. 12 n. 4 detta “La Casa del Diavolo” perché improntata  a un  vasto disegno descrittivo del mondo dei dannati che si richiama indubbiamente ai molti capolavori pittorici che, da Giotto in avanti, hanno per oggetto il Giudizio Universale e decorano le Chiese di tutto il mondo,  e che culmina nel Finale intitolato dall’Autore  “Chaconne qui représente l’Enfer et qui est faite à l’imitation de celle de Mr. Gluck dans le “Festin de Pierre””. Si tratta di un’opera magistrale che racchiude le esperienze sinfoniche e teatrali delle nuove scuole europee.

Info programma e biglietti: www.solistiveneti.it 

BIGLIETTI
Sostenitore € 25 |Interi € 15 | Ridotti € 10 (over 65; under 18)|Bambini € 5 (under 12)| Studenti € 3 (Conservatorio e Università)