A Padova nacque l’auto, la storia di Enrico Bernardi nel museo dell’università

 

Domenica 23 febbraio il Museo Bernardi e il Museo Poleni dell’Università di Padova propongono eventi congiunti con visite guidate che daranno la possibilità di scoprire come Padova sia stata pioniera in alcuni campi della scienza come, ad esempio, quello dell’industria automobilistica.
Partendo da quest’ultima infatti, il Museo di Macchine Enrico Bernardi, attraverso visite guidate e i pezzi esposti, illustrerà i principali esemplari di motore a combustione interna che hanno segnato la storia motoristica in Europa nella seconda metà del XIX secolo. Tra gli altri le creazioni di Enrico Bernardi: dal motore atmosferico (1878) alla motrice Pia – a semplice e doppio effetto (1882-1884) – funzionate secondo un ciclo misto ad azione diretta ed atmosferico, dagli esemplari di motore Lauro a 4 tempi (1887-1896) al carello mono-ruota per sospingere una comune bicicletta (1893) – soluzione che anticipa i moderni motoscooter – fino alla vettura a 3 ruote (1894). La vettura Bernardi avente targa 42-2, il cui atto di immatricolazione è tuttora conservato presso gli archivi dell’ACI di Padova, è perfettamente funzionante e “marciante” su strada piana senza alcuna alterazione di assetto rispetto al passato. Nel Museo sono altresì conservati alcuni quaderni autografi nei quali il Bernardi annotava le sue idee e i risultati delle sue ricerche, insieme ad alcuni disegni di componenti dei motori esposti.

La proposta per il pubblico è articolata con un primo turno di visita alle ore 16.00 con appuntamento al Museo Bernardi in via Venezia 1 a Padova dal titolo “Tutti in macchina! Scopriamo insieme Enrico Bernardi, il pioniere dell’automobile italiana” in cui viene spiegato dove è nata l’automobile italiana, come era fatta, come funzionava e chi era Enrico Bernardi. Alle 17.00 con ritrovo al Museo Poleni in via Leonardo Loredan 10 a Padova, in un evento congiunto con il Museo Poleni (acquisto del biglietto del museo), sarà la volta di “Tesori dimenticati” in cui si capiranno le ragioni per le quali, sebbene la prima industria automobilistica italiana abbia avuto origine a Padova e che sempre a Padova fossero stati costruiti i primi motori elettrici al mondo, tutte queste invenzioni incredibili non ebbero successo. Non solo, l’angolazione della visita si allargherà ad altre invenzioni che solo più tardi ebbero fortuna come i telegrafi e altri strumenti diventati di uso comune. La visita inizia al Museo Poleni per poi proseguire al Museo di Macchine “Enrico Bernardi”.
Le agevolazioni nell’acquisto del biglietto di ingresso al Museo Poleni prevedono che il biglietto non è necessario per bambini fino ai 12 anni compiuti; persone con disabilità e accompagnatori; studenti e personale anche senior dell’Università di Padova; soci e benemeriti dell’Associazione degli Amici dell’Università di Padova; soci ICOM e ANMS; giornalisti e guide con esibizione del tesserino di riconoscimento aggiornato all’anno corrente.

Il Museo “Giovanni Poleni”

La raccolta nasce nel 1738 quando viene istituita dal Senato veneziano la cattedra di filosofia sperimentale nell’Università di Padova. Per la prima volta si intende proporre delle lezioni basate su esperimenti e dimostrazioni. Le materie trattate vanno dalla meccanica all’idrostatica, dall’ottica al calore: si può parlare in termini moderni di lezioni di “fisica sperimentale”. La nuova cattedra viene assegnata nel 1739 a Giovanni Poleni, marchese veneziano, all’epoca professore di matematica nell’ateneo patavino.

Proprio per le nuove lezioni di filosofia sperimentale, Poleni avvia la creazione di un Gabinetto di Fisica che arriva a contare circa quattrocento strumenti, diventando un punto di riferimento in Europa. Circa un centinaio di apparati del Gabinetto poleniano sono sopravvissuti fino ai nostri giorni. Dopo Poleni, la raccolta venne via via arricchita dai suoi successori nel corso dei secoli e fino ai nostri giorni. La strumentazione, destinata innanzitutto all’insegnamento della fisica ma anche ad attività di ricerca, doveva essere infatti continuamente adeguata in funzione degli sviluppi della scienza e vennero quindi acquisiti migliaia di nuovi apparecchi, nonché alcuni dispositivi più antichi risalenti al Cinquecento e al Seicento.

Per quasi due secoli, l’insegnamento della fisica sperimentale venne mantenuto al Palazzo del Bo, dove Poleni aveva fatto costruire per le sue lezioni un vero e proprio “Teatro”. La strumentazione fu poi trasferita nel 1937 in via Marzolo, dove venne realizzato il nuovo edificio dell’allora Istituto di Fisica. Trascurata negli anni della guerra e della successiva rinascita della fisica padovana, la collezione venne infine studiata e messa in salvo a partire dagli anni 1970 da Gian Antonio Salandin, allora professore del Dipartimento di Fisica. Cominciò così ad emergere il valore storico della raccolta, tuttora oggetto di numerosi studi, e di cui circa 700 pezzi sono oggi esposti nei locali del polo didattico del Dipartimento di Fisica e Astronomia, mentre il resto è conservato in diversi depositi.

Museo di macchine Enrico Bernardi

Nel Museo di macchine “Enrico Bernardi” sono conservati i principali esemplari di motore a combustione interna che hanno segnato la storia motoristica in Europa nella seconda metà del XIX secolo. Tutti i reperti esposti: dal motore atmosferico (1878) alla motrice Pia – a semplice e doppio effetto (1882-1884) – funzionate secondo un ciclo misto ad azione diretta ed atmosferico, dagli esemplari di motore Lauro a 4 tempi (1887-1896) al carello mono-ruota per sospingere una comune bicicletta (1893) – soluzione che anticipa i moderni motoscooter – fino alla vettura a 3 ruote (1894), sono stati costruiti da Enrico Bernardi. Il funzionamento dei motori esposti è stato ripristinato in anni recenti seguendo le indicazioni del Bernardi annotate nei suoi quaderni, ed è visibile nei filmati riprodotti dai monitor presenti nel museo. La vettura Bernardi avente targa 42-2, il cui atto di immatricolazione è tuttora conservato presso gli archivi dell’ACI di Padova, è perfettamente funzionante e “marciante” su strada piana senza alcuna alterazione di assetto rispetto al passato. Nel Museo sono altresì conservati alcuni quaderni autografi nei quali il Bernardi annotava le sue idee e i risultati delle sue ricerche, insieme ad alcuni disegni di componenti dei motori esposti. Il Museo, in linea con gli indirizzi più recenti della museologia, consente ai visitatori diversi livelli di lettura: dai filmati video agli approfondimenti tecnici sui singoli reperti esposti mediante l’ausilio di schermi interattivi.