“Ci volevamo tutti bene”. Così ha esordito Monica Cabrele nell’interrogatorio di ieri sera davanti al pm euganeo Orietta Canova, alla quale ha ammesso le sue responsabilità sull’omicidio del figlio Alessandro di circa 3 anni. La donna, ascoltata all’ospedale di Padova dove è piantonata, era lucida, conscia di quanto era accaduto e soprattutto delle sue responsabilità in merito alla vicenda, della quale non sapeva dare spiegazioni.
L’interrogatorio della donna, durato dalle 20 alle 21 e al quale ha preso parte, tra gli altri il maggiore Ivan Petracca comandnante del nucleo investigativo dei carabinieri di Padova, è seguito a quello del marito Gianni Bellato, 40 anni, sentito nel pomeriggio dallo stesso magistrato in un ufficio della procura di Padova. Bellato è stato sentito come persona informata sui fatti.
Il pm Orietta Canova ha contestato a Monica Cabrele l’accusa di omicidio volontario. L’indagata ha risposto alle domande del magistrato, intervallando momenti di pianto a silenzi. La donna, secondo quanto si è appreso, era lucida, conscia di quanto era accaduto e soprattutto delle sue responsabilità in merito alla vicenda. Nel colloquio ha tra l’altro fatto presente che amava moltissimo suo figlio Alessandro, ma non avrebbe saputo spiegare la causa scatenante che l’ha portata al raptus omicida.
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