Riusciva a spacciare in meno di due ore mezzo chilo di eroina alla volta i partecipanti al gruppo di spacciatori sgominato dalla squadra mobile di Padova che all’alba di oggi ha terminato di eseguire 19 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 5 fogli di via dalla città del Santo ad altrettanti spacciatori residenti nelle province di Treviso e Pordenone. Nel corso dell’operazione denominata “Lenez” i poliziotti hanno individuato il capo dell’organizzazione, Lenez Berketi, 32enne albanese, già conosciuto alle forze dell’ordine. L’albanese era in società nell’attività criminosa con il tunisino Mohamed Bchatnia, 25enne detto “Amma” che per conto della banda di Berketi si occupava della distribuzione a Padova della droga. A far arrivare la droga a Padova, eroina soprattutto, era la banda di albanesi, in gran parte insospettabili: Lenez ufficialmente lavorava come addetto alla movimentazione dei fanghi termali in un albergo di abano, altri arrestati figuravano come operai nel settore dell’edilizia o in quello metalmeccanico. Le indagini particolarmente complesse portate avanti in quasi diciotto mesi di appostamenti e intercettazioni telefoniche dagli uomini della squadra mobile guidati dal vice questore aggiunto Marco Calì hanno scoperto come la consegna della droga ai maghrebini da parte degli albanesi avvenisse mezzo chilo per volta e con una tecnica particolare. Un esponente della banda albanese trattava con uno dei nordafricani che consegnava il denaro all’organizzazione. L’eroina arrivava ad un altro maghrebino, consegnata da un emissario dell’organizzazione albanese in posti che variavano di volta in volta. Guarda il servizio di Micaela Faggiani per Telechiara
“Quello che ci ha stupito – ha spiegato in conferenza stampa il capo della squadra mobile Marco Calì – è stata la rapidità di smercio della droga che aveva il gruppo di nordafricani. Appena la droga finiva nelle mani dei tunisini iniziava un via vai frenetico di “cavalli” come vengono chiamati gli spacciatori al minuto su strada, che in bici si approvigionavano di bustine da due o tre dosi e sparivano nei vicoli dei quartieri dove abitualmente bazzicano i tossicodipendenti che vengono a Padova da tutto il Veneto per comperare droga. Sembravano formiche in un formicaio: un gruppo di una cinquantina di pusher, nel corso dell’indagine quasi tutti arrestati, capace di rifornire un mercato sempre più famelico”. Veniva molto spesso a rifornirsi di droga a Padova anche Luca Marson, 43enne rampollo di una nota famiglia di industriali di Pordenone, sottoposto alla misura cautelare del divieto di dimora a Padova come anche la pordenonese di Cordenons Serena Valerio (21 enne), Giorgio Resiotto, pordenonese di 49 anni, e Roberto Leandro Ramiak, 25 enne di Cordenons, componenti dell’espansione friulana della banda che gravitava attorno al gruppo di albanesi e nordafricani.
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