Lunedì sera alle 21 il popolo di CL si da appuntamento alla basilica di Sant’Antonio per una meditazione pasquale. La meditazione sarà tenuta da don Stefano Alberto, sacerdote della diocesi di Milano, docente di Introduzione alla teologia nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L’incontro, che ormai costituisce una tradizione per la Basilica, sarà preceduto da alcuni canti del tempo di Quaresima eseguiti dal coro di CL di Padova.
Don Stefano Alberto, nato nel 1959, sacerdote della Fraternità dei Missionari di San Carlo Borromeo, è docente di Introduzione alla teologia nell’Università Cattolica del S. Cuore di Milano. Membro del Consiglio nazionale di Comunione e Liberazione, ha curato Vangelo e storicità. Un dibattito, 1995, La Chiesa Corpo mistico di Cristo nel primo capitolo della Lumen Gentium, 1996 e Generare tracce nella storia del mondo. Nuove tracce d’esperienza cristiana, 1998, con Luigi Giussani e Javier Prades.
Al termine della meditazione sarà disponibile il “Volantone pasquale”, un manifesto con cui il movimento di Cl dal 1982 ogni anno accompagna le festività pasquali (e dal 1997 anche il Natale). Quello del 2010 raffigura il Figliol prodigo nell’interpretazione del 1975 di Marc Chagall.
È corredato da due frasi, la prima dal messaggio per la Quaresima 2010 di Benedetto XVI: «L’annuncio cristiano risponde positivamente alla sete di giustizia dell’uomo. Quale è dunque la giustizia di Cristo? È anzitutto la giustizia che viene dalla grazia, dove non è l’uomo che ripara, guarisce se stesso e gli altri. Convertirsi a Cristo significa in fondo proprio questo: uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza; esigenza del Suo perdono e della Sua amicizia.
In risonanza con la frase del papa, sta un’analoga (e precedente) espressione di don Luigi Giussani, fondatore di Cl: «Ecco dunque il punto: Dio si è commosso per il nostro niente. Non solo: Dio si è commosso per il nostro tradimento, per la nostra povertà rozza, dimentica e traditrice, per la nostra meschinità, come un padre e una madre che piangono di commozione, di un pianto totalmente determinato dal desiderio del bene del figlio. È una compassione, una pietà, una passione. Ha avuto pietà per me».