Le osservazioni sulla falda, in atto da 40-50 anni da parte di soggetti diversi (ex-Idrografico dello Stato, ora ARPAV; Centro Idrico di Novoledo;…) evidenziano una tendenza generalizzata all’abbassamento dei livelli delle falde acquifere del Veneto, e in particolare del vicentino, utilizzate a scopi acquedottistici (sistemi Chiampo-Agno-Guà, Astico-Bacchiglione e Brenta).
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Anche se, in parte per cause naturali (precipitazioni al di sopra delle medie negli ultimi due anni), in parte in conseguenza di una leggera diminuzione dei consumi, negli ultimi 4-5 anni si sta assistendo ad un parziale recupero dei livelli di falda rispetto ai valori misurati all´nizio di questo secolo, gli attuali livelli, se confrontati con le quote di 40-50 anni fa, evidenziano comunque una perdita di livello variabile tra 1-2 metri (nel sistema Astico-Bacchiglione) e 7-8 metri (nel sistema Brenta).
Oltre agli evidenti effetti negativi per le diverse componenti ambientali (prosciugamento di risorgive, minore portata idrica nelle rogge e quindi perdita di zone umide in ambienti naturali di grande pregio), questa situazione si traduce, per i gestori del servizio idrico integrato, in maggiori costi per il sollevamento dell’acqua dalle falde idriche (e quindi maggiori costi di gestione).
II Modello Strutturale degli Acquedotti del Veneto (Mo.S.A.V) e i Piani d’Ambito che da esso derivano, ipotizzano nuovi importanti prelievi dalle falde della media pianura con lo scopo di trasferire nel basso Veneto acqua di buona qualità e con costi di produzione inferiori rispetto agli attuali.
E’ pertanto necessario e non più rinviabile nel tempo dare awio, in modo sistematico e diffuso sul territorio, a concrete iniziative per incrementare i volumi d’acqua che già oggi, naturalmente, s’infiltrano nel sottosuolo.
Non va dimenticata, anzi va ribadita con forza, la necessità (oggi è diventato un obbligo a seguito dell’approvazione da parte della Regione Veneto del Piano di Tutela delle Acque), di regolamentare i prelievi autonomi di acqua dalla falda mediante pozzi, soprattutto quelli ad erogazione spontanea, lasciati aperti in continuo.
Questa pratica comporta uno spreco enorme e scandalosa di acqua, (circa 30 milioni di m3/anno solo nel bacino del Bacchiglione), un danno economico per i gestori che perdono una quota di consumi e quindi di fatturato, un persistente rischio sanitario per gli utilizzatori nel caso di inquinamento, spesso sconosciuto, del pozzo.
Gli interventi di ricarica forzata, per risultare efficaci soprattutto per il complesso delle falde artesiane presenti nel bacino del Bacchiglione, devono essere realizzati in zone di alta pianura.
Le soluzioni ci sono e vanno inserite in un apposito piano che chiederemo alla regione Veneto di studiare e predisporre insieme considerato che la Confservizi Veneto raggruppa tutti le aziende pubbliche del servizio idrico integrato. Per conseguire l’obiettivo, di accrescere i fattori di ricarica della falda, si può fare ricorso quanto meno a quattro tipologie di intervento:
1. mediante l’utilizzo di ex-cave adeguatamente predisposte, con l’intento di assolvere alla duplice funzione di laminare le piene dei corsi d’acqua a carattere torrentizio, ma soprattutto di accumulare acqua nei periodi di morbida, acqua da rilasciare successivamente nel sottosuolo.
2. mediante l’utilizzo delle canalette di adduzione e distribuzione delle acque irrigue, rete gestita dai consorzi di bonifica e che oggi è in parte in via di dismissione a seguito della conversione dei sistemi di irrigazione dallo scorrimento-sommersione verso il pluvio-irriguo;
3. mediante l’utilizzo______ delle AFI (Aree Forestali di Infiltrazione), aree appositamente individuate e trasformate a colture di tipo arboreo in cui immettere acqua, attraverso una rete di canali di distribuzione organizzati con quote e pendenze opportune;
4. mediante l’utilizzo dei cosiddetti “pozzi bevitori”: Pozzi profondi 4-6 metri, realizzati con anelli in cemento di largo diametro, forati lateralmente e riempiti di ghiaione di grossa pezzatura, in cui vengono immessi importanti volumi d’acqua.
Lamberto Toscani Presidente Confservizi Veneto