Gianmarco Manca, Marco Pedone, Sebastiano Ville e Francesco Vannozzi. I quattro alpini della Julia uccisi nella valle del Gullistan testimoniano, di fronte al mondo, l’impegno del nostro Paese in difesa della pace e della democrazia. Il loro sacrificio conferma l’importanza dell’impegno italiano, che non può essere messo in discussione. Chi alimenta le polemiche sul ritiro dei militari italiani, ogni volta che uno di essi viene coinvolto in un attentato, non fa che fornire ulteriori motivazioni ai talebani, mettendo in ulteriore pericolo i nostri soldati. Dico nostri con orgoglio e senza ombra di retorica, perché il fatto che la maggior parte dei militari uccisi venga dal Meridione è la migliore testimonianza dell’unità d’Italia. I nostri quattro alpini hanno fatto onore alla bandiera italiana.
Tra le molte missioni internazionali di pace, quella afgana è la più incerta e complessa. L’Italia ha fatto e sta facendo la propria parte, pagando un pesante tributo in termini di vite umane. E dato che i nostri soldati versano il proprio sangue, il nostro Paese ha il diritto di far sentire la propria voce sulle decisioni che dovranno essere prese nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, in vista del ritiro delle truppe americane, previsto per la metà dell’anno prossimo, del ripristino di istituzioni democratiche, delle trattative con i rappresentanti di una parte dei talebani.
Il lavoro da fare è ancora grande e ci impegna, in memoria delle vittime, in una missione trasformata dall’intensificarsi della guerra. Non è un caso che in un teatro di guerra così difficile, che richiede costante capacità di adattamento, siano impegnate due brigate alpine, la Julia e la Taurinense. Sono certo di interpretare il pensiero della comunità padovana, nell’esprimere alle famiglie dei caduti la nostra più profonda solidarietà e la nostra riconoscenza.
Enrico Pavanetto
Assessore provinciale