Sull’area dismessa dalla SAIMP, all’Arcella, sta per sorgere un nuovo centro commerciale e direzionale, lì dove un tempo c’era il cuore del tessuto industriale padovano. Per recuperare la memoria storica di quella parte del territorio, riflettere e discutere sull’evoluzione del nostro tessuto economico, il Partito Democratico della città di Padova, con il Circolo dell’Arcella, offrirà alla cittadinanza l’opportunità di assistere alla proiezione di un lungometraggio sulla storia della SAIMP, fabbrica simbolo della Padova operaia. Il “docu-film”, intitolato “E’ andata così…”, da Michele Angrisani con la sceneggiatura di Antonella Benanzato, sarà proiettato gratuitamente al Cinema Multisala Astra di via Tiziano Aspetti (q.re Arcella), lunedì 14 marzo alle 20.45.
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Previsti per la serata, condotta da Antonio Bressa dei Giovani Democratici, gli interventi del sindaco Flavio Zanonato, dell’assessore alla cultura Andrea Colasio (ideatore del progetto), del segretario cittadino PD Piero Ruzzante. Oltre al regista e alla sceneggiatrice, autori dell’opera, saranno inoltre presenti Felice Clima, ex direttore generale SAIMP e Fabio Camporese, ex operaio e sindacalista.
“Si è trattato – dice Andrea Colasio – di recuperare e non disperdere un pezzo importante della storia della nostra città, di cui la SAIMP ha rappresentato un elemento di primaria importanza all’interno del quale si era formata, non solo una élite operaia, ma una vera e propria classe dirigente cittadina. Lavorare oggi sulla memoria significa impedire la dispersione di un patrimonio di memorie rappresentato non solo dai luoghi ma anche dalle narrazioni e dal vissuto di tutti quegli operai, dirigenti e tecnici che hanno costituito per anni una vera e propria comunità sociale e politica”.
La realizzazione della pellicola rappresenta un’importante operazione di salvaguardia della memoria di un luogo carico di significati simbolici, delle storie di chi lì ha lavorato e combattuto importanti battaglie sindacali. “E’ andata così…”, è un racconto corale, di voci e volti che sembrano arrivare da una realtà ormai sconosciuta, da un tempo perduto della nostra memoria – racconta Michele Angrisani – dove però i protagonisti vengono da un passato recente, ma reso ormai incomprensibile dal nostro presente. Gli intervistati tornano per l’ultima volta in quella fabbrica che li ha visti protagonisti in epoche diverse dove i loro ricordi e la loro rabbia si perdono in quel deserto di rovine che sembra riflettere la cancellazione del lavoro specializzato, di una classe, di una cultura, della nostra coscienza”.