La vicenda di cardiochirurgia, al di là delle valutazioni espresse in questi giorni, ben sintetizza la nuova stagione istituzionale fondata sulla politica del favore, della clientela, potremmo dire del clan, che in particolar modo nel Veneto degli ultimi anni sembra essere diventata la regola.
E’ diventato un asse centrale dell’ordinamento sostanziale, il criterio che fa affidamento sulla discrezionalità assoluta nelle scelte di chi “comanda”, a prescindere e indipendentemente dalla benché minima oggettività. Concetti come regola generale, come gara, come verifica di requisiti sono sempre più spesso considerati quasi delle anomalie, residuo di un sistema passato.
Questo nuovo principio reintroduce, a dispetto delle conquiste degli ordinamenti democratici in cui tutti, anche chi governa, è soggetto alle leggi, il modello del sovrano, del principe che con potere assoluto e non discutibile “dispone” verso i sudditi.
Il trasferimento della scuola di specializzazione di cardiochirurgia a Verona sembra rispondere al nuovo stile, di cui la Lega, con grande naturalezza è diventata interprete primaria.
In sostanza, se sei mio amico ti faccio il favore, se non lo sei sarai penalizzato. Come si vede è una logica da clan, da cosca, oserei dire mafiosetta, una logica che nega il merito, penalizza i virtuosi, considera la competizione un orpello, ai migliori preferisce i ruffiani. Di questo passo non mi stupirei se venissero reintrodotte logiche parentali, frutto del nuovo “familismo amorale” in salsa leghista.
Alla faccia del nord decantato, vicende come queste ci dicono che la politica dei paladini del nordismo somiglia sempre di più a pratiche che, se applicate al sud, vengono denunciate, se applicate al nord vengono contrabbandate come introduzione di un segno di modernità. O forse siamo in presenza di una meridionalizzazione del sistema, nel senso che il nord Africa dei piccoli ras tribali comincia a muovere i primi passi anche da noi.
E gli effetti si vedono, richiamando a nuove responsabilità chi pensa che il futuro del nostro paese e della nostra città o sarà fondato sul merito, oppure, diversamente non sarà.
Ivo Rossi
Vicesindaco