Oggi io e Yulisa ci siamo sposati, non era una data scelta a caso. Questo il testo di un “articolo” che ho scritto su una finta prima pagina del Corriere del Veneto. E’ una riflessione che incornicerò. Ringrazio tutti quelli che hanno partecipato alla nostra gioia.
Alberto Gottardo
“Non Abbiate Paura”. Me lo ricordo come se fosse ieri quando undici anni fa lo diceva a due milioni di giovani Papa Giovanni Paolo II, minato già pesantemente dalla malattia. C’ero anch’io lì, anche se già all’epoca avevo smesso di andare a messa da un pezzo. E quell’ordine morale da un uomo che è rimasto per me un faro nella mia vita matta, me lo sono tenuto dentro. Non ho avuto paura dieci anni fa, quando una mattina di sole è diventata il giorno del terrore, ed una nube ha sprofondato anche chi non era a Manhattan in un buio angosciante. E nemmeno tre anni dopo ho avuto paura, quando la mia giovinezza è finita contro un’auto che mi ha regalato una vita nuova, con la consapevolezza dolce e amara che non siamo eterni e che nel tempo che stiamo qui sarebbe meglio anche concludere qualcosa di buono prima di tirare le somme.
E non abbiamo avuto paura io e Yuli quando ci siamo incontrati, amati e legati l’uno all’altro. Sarebbe stato più facile fingere che ci eravamo incontrati per caso, che era stato tutto bellissimo, e tornare alle nostre vite normali. Abbiamo colto l’attimo, come diceva il filosofo. Abbiamo fatto una scommessa, quella di vivere insieme. Ed oggi siamo qui a festeggiare il fatto di averla vinta. Non sembrava mica facile, ed invece lo è stato. Yulisa il giorno di San Valentino di tre anni fa ha preso un aereo di sola andata verso l’Italia. E’ una donna straordinaria. Ha lasciato il calore del suo sole e della sua gente per venire a vivere a Padova. Ed insieme abbiamo vissuto tre anni bellissimi. Come se avessimo sempre vissuto insieme, come se vivessimo insieme per sempre. Non abbiamo avuto paura ed ogni giorno il nostro coraggio è stato premiato con un amore che non accenna a tramontare. Io amo Yulisa come mai ho amato le donne che ho conosciuto nella mia vita, e sento che anche per lei è così. Io non so perché lei mi ama. Io la amo perché è una donna straordinaria nella sua semplicità disarmante. E’ una donna che ti racconta l’emozione che ha provato la prima volta che ha visto l’arcobaleno e si annoia davanti alla magnificenza del Palazzo ducale di Venezia. E’ diventata “el mi amor” anche per tutti i miei amici, perché la sua simpatia è contagiosa quanto la sua ostinazione nel non imparare l’italiano. Sarà una madre dolcissima, non vedo l’ora. Se avremo un figlio si chiamerà Cesare. Come mio nonno. Credo che anche lui come ha fatto mio padre, avrebbe dato la sua benedizione a questo matrimonio. E spero che i miei figli e nipoti avranno nei miei confronti il rispetto e l’orgoglio che io ho di portare il mio cognome.
Questo è il motivo per cui facciamo festa oggi con voi. Da oggi siamo una famiglia. Ci siamo promessi che il nostro amore durerà e darà frutti. Perché ci amiamo, pur essendo di due culture, continenti e razze diverse. Lo facciamo l’11 settembre perché secondo noi è la data simbolo di quelli che non hanno paura, che si amano oltre i confini e le barriere che qualcuno immagina possano esserci tra gli uomini. E non è solo la festa nostra, è la festa di mia mamma e mio papà, due persone straordinarie. Perché ci hanno dimostrato che l’amore per un figlio vuol dire preoccuparsi senza darlo a vedere e comprendere anche le cose incomprensibili.
Spero siano orgogliosi di me, hanno fatto tanti sacrifici e se lo meriterebbero. Saranno sempre un punto di riferimento: se Dio vorrà regalarmi una famiglia numerosa come quella in cui sono cresciuto, vorrei che assomigliasse alla nostra. Vorrei che un giorno quando sentirete parlare dell’11 settembre, raccontaste che non è solo il giorno delle Torri gemelle, ma anche il giorno di Yulisa e Alberto, due matti che si amano.
Alberto Gottardo