Un anno fa, dal 31 ottobre al 2 novembre, sei fiumi padovani hanno rotto gli argini allagando ettari ed ettari di territorio, sommergendo case, capannoni, campagne, a Bovolenta, Casalserugo, nella Bassa, a Veggiano… Una tragedia che ha coinvolto direttamente 2800 persone e che ha fortemente segnato la vita delle comunità. Segni che restano, profondi, a un anno di distanza visto che il tempo non ha tolto vivezza ai ricordi e che anche gli aiuti, dopo l’iniziale gara di solidarietà, sono arrivati in modo tardivo e parziale. Oppure non sono arrivati proprio. La Difesa del popolo è andata sul posto, girando per i paesi che non mostrano più alcun segno esteriore della tragedia, perché la gente si è data da fare subito a pulire, a recuperare, a ripartire. Ma i segni ci sono purtroppo ancora tutti sul “fronte” del pericolo, sugli argini che non sono stati rinforzati, a parte qualche sporadico intervento di tamponamento. I segni ci sono nell’anima della gente che non crede più alle promesse.
«E proprio perché ormai di fiducia nelle istituzioni nelle istituzioni non ne rimane una briciola – sottolinea la giornalista Tatiana Mario, autrice del servizio – i paesi veneti alluvionati hanno deciso di far nascere la fondazione degli alluvionati per reperire risorse, finanziamenti per le famiglie e le imprese e per sensibilizzare l’opinione pubblica. Il battesimo sarà il 28 gennaio 2012 a Monforte d’Alpone a Verona in occasione della festa degli alluvionati che i comitati veneti stanno organizzando. Intanto, mercoledì 2 novembre alle 21 una fiaccolata partirà da Ponte San Nicolò e, lungo gli argini, giungerà a Bovolenta. Gli striscioni di denuncia sono già pronti, perché prima dei risarcimenti viene l’incolumità delle persone con la messa in sicurezza idraulica di tutto il territorio».
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