Sono d’accordo con quanto viene scritto sul sito ANordEstdiche: chiedere la chiusura di Casa Poundo dopo quello che è successo a Firenze, dopo la morte dei due innocenti uccisi da un folle, è una follia a sua volta.
E credo che i senegalesi padovani abbiano bisogno di tutto tranne che di farsi strumentalizzare dai soliti noti della violenza vernale e molte volte anche fisica del Pedro e associazioni gravitanti attorno al buco nero ideologico di quello che fu l’Autonomia operaia.
A pensare che questi autonominatisi antifascisti siano gli stessi che frequentano gli ambienti che hanno giustificato l’aggressione a Vittorio Aliprandi, che regolarmente insultano e minacciano chiunque tra i giornalisti non sia ossequioso nei loro confronti, non so se mi fa più ridere o piangere.
Lunedì mattina ho chiamato Alessio Tarani, animatore del gruppetto di Casa Pound Padova in diretta telefonica in radio: mi ha spiegato quanto fosse distante dal suo modo di pensare quanto fatto da un pazzo che aveva la tessera di Casa Pound. Non l’ho visto in faccia, ma sono sicuro che stesse dicendo la verità. Sono stato ad incontri di Casa Pound assieme a mia moglie, che non è esattamente di razza ariana. E non mi sono sentito a disagio, nè a lei è stato mancato di rispetto, anzi. Quelli di Casa Pound credono nella necessità della identità nazionale, a mio modo di vedere un concetto superato, ma che se rifiuta la violenza merita rispetto.
A volte mi capita di passare a fianco di bar e luoghi frequentati dai cosiddetti antifascisti, e mi piovono addosso insulti, a volte ancora sputi dopo che due anni fa venni picchiato durante una conferenza stampa. Ed allora mi viene da domandarmi chi sono i veri fascisti a Padova.
Non credo che vada chiuso nè il centro sociale Pedro, nè Casa Pound, che poi una vera e propria sede di riunione in città forse neanche ce l’ha. Credo che vadano aperte le menti, avviato il dialogo e cessate le inciviltà verbali e fisiche ammantate di giustizia in nome di un non meglio precisato potere delle idee buone contro le idee cattive. Quando di cattivi forse rimangono solo i maestri, e pessimi gli alunni.
Alberto Gottardo