Leggo con una certa perplessità l’idea di Piero Ruzzante di creare una cittadella dei giovani in zona corso Australia o addirittura in zona industriale (leggi qui l’articolo di Enrico Albertini) Mi fa un po’ tristezza questa idea della città dei giovani, come mi rende triste l’idea delle case di riposo, dove i vecchi stanno con i vecchi a. Una città è un insieme di persone che si incontrano e la fanno vivere. Più si seleziona per tipologia i cittadini più la si rende simile a quello che il cittadino della parte politica di turno ha in mente: una caserma, o la Metropolis dell’omonimo film di Lang, se uno è fissato con l’ordine e la sicurezza, un deserto popolato solo di architetture, quasi fosse un quadro di De Chirico, come appare Padova all’una anche d’estate visto che questa giunta ha deciso di far chiudere tutti i bar, anche d’estate a mezzanotte. O l’isola che non c’è dove i 20/30 enni rimangono per sempre adolescenti a furia di nutrirsi dell’ambrosia dello spritz, come immaginato da Piero Ruzzante. Poi magari ogni tanto, come scriveva Calvino nelle sue città immaginarie, i vecchi come vampiri andranno in zona corso Australia a rapire qualche giovane per abbeverarsi del suo sangue. Perché la città senza i giovani, è triste perché è senza il suo futuro.
Io non mi considero più giovane: sono sposato, ho 35 anni, se Dio vuole prima o poi diventerò anche papà. Ma se avessi 20 anni mi arrabbierei, perché i giovani hanno il diritto di sentirsi cittadini della propria città, e non di essere spazzati in un angolo come fossero sporco.
Si immagina di spostare i giovani in corso Australia perché lì c’è lo spazio di fare cinema e reading. Perché ai Giardini dell’Arena non si può fare cinema? Io ci andavo d’estate quando ero universitario, mi ricordo che era proprio piacevole. Ai reading non sono mai andato, perché non ho un animo sensibile alla poesia, e credo di non essere in minoranza. E perché poi in corso Australia o in zona industriale? Perché non si può fare ad esempio alle Padovanelle, visto che l’ippodromo ha i giorni contati? Lo facciano dove vogliono. Io continuerò ad andare dove voglio io, come ad esempio in piazza dei Signori d’estate, a mangiarmi un gelato come faccio da quasi vent’anni. E se di fianco a me ci saranno due ragazzi di vent’anni che limonano non mi darà fastidio. Perché loro sono cittadini di Padova come me, ed andare in piazza, fare anche un po’ di casino, ho scritto un po’, è un loro diritto.
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Alberto Gottardo