Nonostante siano scettici sulla situazione economica e poco ottimisti sull’uscita dalla crisi, gli imprenditori padovani dichiarano un largo favore al Governo “tecnico” di Mario Monti, un po’ meno alle misure del decreto «salva Italia». In particolare, il 70% ritiene che la sua formazione sia stata la scelta giusta. Di questi, il 14% ne condivide la maggior parte delle scelte fatte per la correzione dei conti pubblici, mentre il 56% ritiene non ci fosse alternativa. Il giudizio è invece negativo per il 21,2%, perché non ne condividono le scelte (18,5%) o perché non è un Governo eletto. Pochi dubbi comunque sulla sua durata, a riprova che la fiducia nei partiti è ai minimi: per il 72,4% degli imprenditori l’Esecutivo Monti deve arrivare fino in fondo alla legislatura, nella primavera 2013, per affrontare oltre all’emergenza economica le riforme necessarie al Paese.
È quanto emerge dal sondaggio “I tempi della ripresa, il Governo Monti e le politiche per la crescita” realizzato dall’Ufficio Studi di Confindustria Padova e dalla Fondazione Nord Est che, in vista dell’Assemblea Generale di Confindustria Padova di lunedì 6 febbraio, ha analizzato gli umori degli imprenditori padovani, interpellando tra il 20 dicembre e il 19 gennaio un campione di 345 aziende.
Tra le misure che il Governo Monti dovrebbe adottare per la crescita, gli imprenditori assegnano i primi posti, con distacco, alla riforma fiscale e del mercato del lavoro. La riduzione delle tasse sulle imprese e sul lavoro, spostando il carico fiscale sui patrimoni, è la prima misura da realizzare per il 65,3% (la seconda per il 12,%). Segue la riforma del mercato del lavoro, attenuando la rigidità dei contratti a tempo indeterminato e rafforzando le tutele dei lavoratori precari (prima misura per il 17,5%, seconda per il 35,5). Più distanziate liberalizzazioni dei servizi e delle professioni, privatizzazioni delle aziende pubbliche locali. Marginale l’indicazione dell’allungamento dell’età pensionabile per ridurre i contributi a carico dei lavoratori e l’aumento della spesa pubblica.
Su cosa tocca invece fare alle imprese per tornare ad essere competitive, le risposte sono meno polarizzate: al primo posto, aumentare gli investimenti in innovazione (prima azione per il 24,6%, seconda per il 17,9) e ricercare nuovi mercati (prima per il 20,1%, seconda per il 22,9). Seguite da allearsi e crescere dimensionalmente, aprirsi ai mercati internazionali, migliorare il rapporto con il mondo del credito.
L’incerto scenario economico trova conferme nel sentiment degli imprenditori. La larga maggioranza (73%) considera il 2012 un anno perso per la crescita e sposta l’uscita dalla crisi a dopo il 2012. Il 19,2%, nell’incertezza dei mercati e degli effetti delle manovre correttive, non azzarda un’opinione. Solo il 7,8% ritiene che vedremo la fine della crisi entro quest’anno.
«È chiaro il gradimento degli imprenditori per un Governo che decide e che, svolgendo il compito di impegno nazionale, senza timore di alienarsi il voto di questa o quella parte elettorale, ha preso misure dolorose ma necessarie e ha aperto il cantiere delle riforme per scardinare un’economia ingessata e incapace di crescere». Così il presidente di Confindustria Padova, Massimo Pavin commenta i risultati del sondaggio.
«I decreti su liberalizzazioni e semplificazioni – spiega Pavin – affrontano di petto l’apertura competitiva di settori protetti e lo snellimento burocratico. Il passaggio parlamentare non ne annacqui l’impatto. Ma il rilancio della crescita è solo agli inizi. Una svolta duratura richiede una fitta stagione di riforme: tagli di spesa, mercato del lavoro, intervenendo anche sulla flessibilità in uscita, riforma fiscale, tempi e certezza del diritto, non più derogabili».
«Colpisce la coerenza tra le priorità indicate dagli imprenditori padovani e l’agenda del Governo “tecnico” – dichiara il presidente di Confindustria Padova -. A riprova che la terapia d’urto per salvare l’Italia e tornare a crescere è largamente nota, ma fin qui disattesa in quanto è mancata la volontà politica, per inerzia e veti, corporativismi e difesa dell’esistente. Questa fase di tregua deve indurre l’intera classe politica a una rigenerazione – conclude Pavin -. È indispensabile il rinnovamento politico-istituzionale, a cominciare dalla riforma della legge elettorale».