Il dramma del suicidio del padre, l’oltraggio vigliacco di una lettera carica di insulti e di accuse senza senso, con un farneticante “ucciditi”, e Flavia Schiavon ha detto basta. Lunedì mattina non sarà a Vigonza per la fondazione dell’associazione familiari imprenditori suicidi. Una iniziativa che assume sempre più ragione d’essere davanti ai 23 imprenditori o manager che dall’inizio dell’anno, secondo la Cgia di Mestre, in Italia hanno posto fine alla loro vita davanti alle difficoltà economiche e finanziarie, aggravate anche dal vano tentativo di recuperare i crediti. In Veneto, in poco più di cento giorni sono stati nove i suicidi, l’ultimo due giorni fa di un agricoltore trevigiano. “A malincuore lascio, volevo aiutare ma se viene messa in discussione la mia incolumità e la mia salute mi tiro indietro” spiega all’ANSA Flavia, figlia di Giovanni, l’imprenditorie che si è ucciso perché non riscuoteva i crediti per mandare avanti la sua azienda, la ‘Eurostrade 90’ di Vigonza. I perché della giovane stanno tutti in quella lettera che le è arrivata ieri per posta, scritta al computer e firmata. Nella missiva le viene imputato di sfruttare la morte del padre per finire sui giornali ed in tivù, per andare a caccia di notorietà e di soldi ma quel che è peggio le viene suggerito di suicidarsi come ha fatto il padre. Nel delirio delle frasi – riferisce Flavia -, l’autore se la prende con lo Stato, con il sistema, con gli imprenditori, con le buste paga leggere o i soldi che non vengono dati, con gli extracomunitari. Poi ci sono gli insulti personali “per quella notorietà che non avevo prima della morte di mio padre quando conducevo una vita tranquilla – dice amareggiata Flavia – e nella quale sono piombata non per mia volontà ma per le circostanze”. “Poi proprio per quello che è accaduto a me e a Laura, che ha perso nello stesso modo suo padre, Antonio Tamiozzo, anche lui imprenditore, abbiamo pensato che bisognava fare qualcosa, volevamo dare agli altri, aiutare”. Tra le due giovani uno scambio epistolare e un momento di incontro commovente a Vigonza qualche settimana fa, proprio per gettare le base dell’associazione con la Filca.Cisl e Adiconsum. “Ed ecco che – aggiunge con profonda amarezza – nella fragilità in cui ti trovi, ti arriva una lettera che è una nuova mazzata e allora con che forza puoi andare avanti”. “Meglio mollare tutto – continua Flavia – ho un piccolo da abbracciare e crescere, una serenità da ricostruire nelle mura di casa, spero di essere dimenticata a cominciare da chi mi manda a casa questo genere di lettere”. “L’associazione sarà fatta lo stesso ma la farà chi ha più forza di me – conclude sconsolata Flavia – le crociate le facciano gli altri io mi arrendo”. Il padre di Flavia, Giorgio Schiavon, si è ucciso con un colpo di pistola nella propria azienda il 12 dicembre scorso a causa di una situazione paradossale. Aveva dei problemi con i creditori ma avanzava denaro per lavori fatti specie nel campo della manutenzione stradale che di fatto avrebbero permesso un solido attivo alla sua azienda. (ANSA) BCN/
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