“Se riga dritto bene, sennò a casa” ha detto Tina Ciccarelli riferendosi a Salvuccio Riina. Il figlio del boss non si è concesso al taccuino dei cronisti, a differenza di quanto la sua avvocatessa aveva concordato con alcuni cronisti, nè all’aeroporto nè poi all’uscita dalla questura. Anzi, dopo aver ringhiato un “Non iniziamo a fare cose come al solito” al giornalista di Reteveneta che lo riprendeva, la ilare ragazza che lo accompagnava alla guida dell’auto ha davvero rigato dritto: prendendo in senso vietato riviera Tito Livio. Davvero un pessimo inizio per Riina jr, che non indossava la cintura di sicurezza per altro, e le sue giovani accompagnatrici, che forse erano convinte di avere un vip a bordo. Riina è entrato in questura in auto, quando i comuni mortali di solito gli uffici della polizia li raggiungono a piedi. Ma insomma evidentemente essere il figlio del capo, pur del capo della mafia, qualche vantaggio lo riserba e qualche violazione delle regole lo consente.
Alberto Gottardo