Si oppone all’espulsione perché nel suo paese perseguitano gli omosessuali. E così un giovane gay nigeriano ha ottenuto il permesso di soggiorno in Italia. La vittoria giuridica, la prima in Italia di questo tipo destinata a fare giurisprudenza è stata conseguita dai legali di Federcontribuenti Veneto. “Il 6 marzo 2012 – spiega l’avvocato Carla Favaron, responsabile del coordinamento dell’ufficio legale di Federcontribuenti Veneto – la questura di Padova ha emesso il foglio di via in quanto il nostro assistito si era trattenuto in Italia oltre la scadenza del permesso di soggiorno turistico. Data l’omosessualità dichiarata del ventiseienne e verificate le gravissime pene che vengono irrogate in Nigeria nei confronti degli omosessuali, abbiamo deciso di presentare ricorso al giudice di pace di Padova ex art 13 comma ottavo del decreto legislativo 286/98”. In realtà il giovane omosessuale avrebbe potuto fare questo tipo di richiesta come richiedente asilo politico già alla frontiera del primo paese Shenghen, ma ciò che lo impedisce è la vergogna che queste persone che al momento di ingresso, e spesso anche in sede di dibattimento capita che i richiedenti non hanno nemmeno il coraggio di dichiarare che nel loro paese sono considerati criminali per via della loro condizione.
E invece il Nigeria la condizione di una persona omosessuale è perseguita per legge. “In effetti l’art 21 della costituzione nigeriana – aggiunge l’avvocato Favaron – in combinato disposto con gli articolo 214 e 217 del codice penale della Nigeria dichiarano che ogni persone che abbia congiungimento carnale con altra persona contro l’ordine naturale o permetta ad un uomo di avere congiungimento carnale con un uomo o donna contro l’ordine naturale è colpevole di un delitto grave ed e perseguibile di imprigionamento per 14 anni”. A ciò si aggiunge che nelle aree governate dalla sharia il rapporto anale viene punito con cento frustate se gli uomini non sono sposati e con un anno di prigione seguito da lapidazione de gli uomini sono sposati.
Per tali motivi l’avvocato Favaron in data 6 aprile 2012 proponeva ricorso contro il decreto di espulsione emesso dal Prefetto della provincia di Padova unitamente all’ordine della questura di Padova, chiedendo che il giudice revocasse il decreto di espulsione emesso, permettendo al ragazzo africano di rimanere nel territorio italiano allo scopo di sottrarsi alle persecuzioni nei confronti degli omosessuali poste in essere nel suo paese d’origine.
“Il giudice di pace di Padova – conclude il legale di Federcontribuenti Veneto -, dimostrando grande sensibilità nell’applicazione delle norme suddette sin data 26 luglio del 2012 sospende l’efficacia del suddetto decreto di sospensione e questo è un primo importantissimo passo: dimostra la prima apertura nei confronti degli omosessuali stranieri perseguitati in Patria. Nel frattempo il giudice si riserva di prendere ogni opportuna decisione sulla causa, e sul da farsi ma l’importante è che questo ragazzo ora è libero di rimanere in Italia”.