Al Meeting di Rimini. In un momento in cui la situazione carcere in Italia si può definire tragica, un incontro per rilanciare il lavoro come strumento principale per il recupero dei detenuti, imparando anche da esperienze di altri paesi come le Apac brasiliane. Un video curato da Monica Maggioni e Maria Silvia Santilli del TG1 introdurrà l’incontro.
Ci sarà una folta rappresentanza del carcere di Padova a Rimini, martedì 21 agosto in sala A3 della Fiera (previsto il tutto esaurito per i 5mila posti disponibili). Da Padova partirà un pullman di detenuti, agenti, educatori e volontari della casa di reclusione di via Due Palazzi per partecipare all’incontro delle 11.15 intitolato “Vigilando redimere. Quale idea di pena nel XXI secolo”. Tema non nuovo per la rassegna riminese, a partire dal 2006, con le prime presenze dei detenuti, i convegni con i ministri della Giustizia e in particolare con la grande mostra “Libertà va cercando ch’è si cara. Vigilando Redimere” del 2008 con annessa pasticceria dei carcerati, esperienza proseguita anche l’anno successivo e nel 2011 con la giornata del carcerato. Un filo sottile ma inossidabile, quest’anno ripreso con la conferenza del 21 agosto, che sarà aperta da Nicola Boscoletto presidente del Consorzio Rebus, che gestisce le lavorazioni nel carcere padovano tra cui la celebre pasticceria.
L’incontro riminese sarà preceduto da un video di Monica Maggioni e Maria Silvia Santilli, con testimonianze di cambiamento dei detenuti, in un momento in cui la situazione carcere si può definire tragica. “E pensare – dice Boscoletto – che proprio un anno fa dal Meeting il presidente Napolitano aveva fatto un appello per condizioni di detenzione più umane”. In sala A3 si cercherà anche di imparare il meglio delle esperienze di altri continenti. Questo il senso dell’intervento di Tomáz de Aquino Resende, procuratore di giustizia del Ministero pubblico dello Stato del Minas Gerais. Il magistrato brasiliano da anni si occupa del terzo settore e delle condizioni delle carceri. C’è da dire che in Brasile la situazione è esplosiva, con 500mila carcerati (in Italia sono circa 67mila), un alto coefficiente di violenza e la violazione diffusa dei diritti più elementari. “Dal punto di vista delle esperienze positive però i brasiliani sono molto più avanti di noi europei”, spiega Boscoletto, reduce da una recente missione in Sudamerica. “Le esperienze di recupero chiamate Apac di cui Resende ci racconterà hanno molto da insegnare a noi, paladini dei diritti e della democrazia. Proprio nel 2012 si celebrano i quarant’anni di queste esperienze di recupero, che abbattono la recidiva dall’90 al 7-8 per cento”.
Non nuovo alla platea riminese è Giovanni Maria Pavarin, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Venezia, e ospite fisso è anche l’ultimo relatore, Luciano Violante, presidente del Forum Riforma dello Stato del Partito Democratico. Di Violante si ricordano vari interventi recenti sul tema, anche sul sito internet il sussidiario.net, in particolare in seguito alla visita del carcere di Padova di un anno fa, nell’ottobre 2011. Coordinerà l’incontro Paolo Tosoni, presidente della Libera Associazione Forense.
“Il Meeting sarà l’occasione per fare il punto su una situazione che al momento attuale registra un’illegalità generalizzata e la violazione diffusa dei più elementari diritti umani, condizioni che ci procurano anche sanzioni europee”. Insicurezza sociale, costi astrali, inefficienza a tutti i livelli. Difficile fare di peggio. I rimedi? “Questo è l’aspetto più insondabile. Anzi, inquietante”, è il parere di Boscoletto. “Non si è mai registrato un consenso parlamentare così diffuso per sostenere l’unico fattore che contrasta efficacemente questa situazione kafkiana, ovvero il lavoro dei detenuti. I parlamentari sono d’accordo, il ministro Severino ci incoraggia, il nuovo capo dell’amministrazione penitenziaria Tamburino è con noi. Eppure non si muove foglia. Perché, mi domando io? Non saprei descrivere questa situazione se non come inquietante”.
L’incontro del Meeting, che oltre ai detenuti padovani vedrà la presenza di non pochi “colleghi” da altri istituti penitenziari da tutta Italia, dalla Sicilia all’Abbruzzo fino al Piemonte, sarà una buona occasione anche per andare a fondo di queste resistenze silenziose ma – purtroppo – efficaci. Ma non aspettiamoci polemiche o reprimende. “Lo stile sarà quello di sempre, quello del Meeting – conclude il presidente del Consorzio – che poi alla fine si rivela il più incisivo: puntare su esperienze positive di recupero, di redenzione, di voglia di cambiare, di giocarsi una nuova chance. È solo questo che prima o poi (anche se noi speriamo il prima possibile, per il bene di tanti detenuti, ma soprattutto per tutta la società) potrà portare qualcosa di nuovo nelle carceri italiane”.