Con il decreto di Patroni Griffi, con cui vengono riorganizzate e ridotte (in numero e funzioni) le province, prendono anche il via, definendo la loro dimensione territoriale, le Città Metropolitane. Si tratta, sia per le future province che per le città metropolitane, di “consorzi” di comuni. I presidenti e i sindaci metropolitani non saranno eletti direttamente ma dai rappresentanti dei comuni interessati e così gli organi di governo collegiali. Le province potranno decidere su un ristrettissimo ambito di servizi, le città metropolitane invece avranno poteri ampi e ben definiti e saranno in grado di attuare politiche economiche e di sviluppo. L’unica città metropolitana del Veneto sarà Venezia; Padova e molti altri comuni dell’area urbana vogliono contribuire ad ampliare e organizzare una realtà che può diventare tra le più importanti del Paese, tra le più prestigiose d’Europa e del Mondo.
Basta guardare una foto ripresa con il satellite per rendersi conto che la città metropolitana esiste già, una grande macchia urbana che parte dalla laguna e arriva ai colli euganei comprendendo Abano e Montegrotto. Anche tutti i grafici che mostrano le relazioni tra le due città, ad esempio gli spostamenti delle persone e delle cose, mostrano questa profondo collegamento.
Per questo Padova vuole sedersi al tavolo dove verranno assunte le decisioni e le scelte determinanti per il suo futuro.
Con questa scelta metteremmo insieme circa un milione di abitanti, il fascino irresistibile di Venezia, il prestigio di Padova, con la sua Università, l’eccellenza sanitaria che da sempre la caratterizza, la capacità imprenditoriale del nostro tessuto economico, l’offerta termale di Abano Terme e Montegrotto, le tante aziende che operano nelle realtà confinanti con la nostra città.
E’ una scommessa sul futuro, la nostra reazione all’immobilismo della Regione e alla cultura del campanilismo che rappresenta una delle principali cause della crisi italiana.
Nessuno vedrebbe messe in discussione le proprie peculiarità. I Comuni, senza perdere la propria dimensione amministrativa, potrebbero invece decidere di governare insieme un sistema consortile dalle enormi potenzialità.
Basti pensare all’ambito turistico e alle politiche della viabilità. Venezia è tra le città più turistiche del mondo, al punto da non essere in grado di ospitare tutti coloro che vorrebbero visitarla. Il sistema alberghiero padovano e delle terme sarebbe un’ottima alternativa e consentirebbe ai visitatori di godere delle straordinarie bellezze di Padova e dell’offerta di benessere e di cura di Abano e Montegrotto.
Dopo anni di chiacchiere mai seguite dai fatti, avremmo la forza e la massa critica per imporre tra le priorità del Paese la realizzazione della metropolitana di superficie che ci colleghi con l’Aeroporto di Tessera, uno dei principali scali italiani.
Si potrebbe fare sinergia su tanti altri ambiti, basti pensare al sistema fieristico, all’Interporto (da integrare con la portualità veneziana), al Centro Congressi che stiamo realizzando per attirare il turismo d’affari.
Da ogni punto di vista si guardi questa prospettiva, sono innumerevoli i vantaggi che l’aggregazione tra Padova e Venezia porterebbe con sé. Un’area urbana di queste dimensioni e con così tante potenzialità ci permetterebbe di giocare un ruolo da protagonisti sullo scenario globale. Da decenni si parla di federalismo, di integrazione tra le realtà territoriali, di fare sistema. Abbiamo una grande opportunità. Vogliamo coglierla. Gli autonomisti a parole hanno scelto di non decidere e lasciato a Roma l’ultima parola. Noi invece vogliamo assumerci le nostre responsabilità, non arrenderci al declino, disegnare con le nostre comunità una prospettiva in cui ricerca scientifica, innovazione tecnologica, produzione di qualità, logistica, cultura e bellezza creino ricchezza, benessere, opportunità.
Non sarà facile, ma vale la pena provarci.
Flavio Zanonato