Sul tema della citta’ metropolitana riceviamo e pubblichiamo dal consigliere comunale del Pd Paolo Guiotto questo intervento che pubblichiamo integralmente:
L’accelerazione impressa dal Governo sul riordino delle Provincie, ente considerato (a ci sarà pure qualche motivo) tra i più inutili dall’80% degli italiani, ha posto l’inerzia gattopardesca della politica italiana in fibrillazione. Da un lato c’è chi intravede nel cambiamento un’opportunità, dall’altro chi ne vede una minaccia. Nel nostro contesto l’argomento principale di discussione è la costituzione di una città metropolitana Padova-Venezia, non ancora recepita dal Governo che, invece, propone una nuova Provincia Pd-Tv e la città metropolitana di Venezia.
Anzitutto. Cos’è una città metropolitana? Da un certo punto di vista è un po’ come una Provincia, nel senso che è un Ente superiore ai Comuni che ne fanno parte, assume le funzioni della Provincia e ulteriori funzioni della Regione. Le funzioni principali di cui si parla riguardano strade, trasporti, infrastrutture di interesse per il territorio di competenza, scuole (fino alle superiori). A differenza della Provincia, però, l’organismo decisionale è composto da Sindaci eletti tra i Sindaci del territorio di competenza. Questo è un punto rilevante. Perché quando vediamo che per realizzare a Padova l’Auditorium, il Centro Congressi, il nuovo Ospedale, le infrastrutture (la ridicola inaugurazione qualche mese fa della nuova curva Boston) e così via la Provincia (di colore politico opposto all’amministrazione comunale) è sempre e comunque contro, allora viene da pensare: sì, non servono a niente, se non a perpetrare sé stessi. E allora meglio non fare niente.
Tuttavia non sono questi gli argomenti che gli esponenti del centro destra oppongono.
Non si capisce se ci sono o ci fanno, ma stanno interpretando la cosa con lo slogan: mai più padovani, solo veneziani. È bene precisarlo: non stiamo parlando dell’annessione di Padova a Venezia! Ma è dura farlo capire a chi, al Massimo, culturalmente non esce dal “feudo di Cittadella”.
E via quindi al grande circo del “chi più ne ha più ne metta”. Alcuni sostengono che mai con Venezia, casomai con Treviso. Non importa che Ve sia a 20km di autostrada (e collegata con un’autostrada per l’appunto) e Tv a 50km, che per Ve ci siano 4 binari di ferrovia (di cui due ad alta velocità) e per Tv nemmeno una traversina. Altri con Vicenza: chi rilancia?
Se solo provassimo a sbollire il furore antipolitico con cui dibattiamo, forse potremmo fare luce su molte cose e capire meglio di cosa si parla. Venezia ha un porto, Padova è il più grande interporto del nord-est. Ci sono i distretti industriali. Un esempio paradigmatico sono i calzaturieri del Brenta, distribuiti tra la Provincia di Padova e quella di Venezia. Credo che ai calzaturieri, che producono una ricchezza di quasi 2mld€/anno prevalentemente grazie all’esportazione, interessi poco il campanile, quanto avere infrastrutture degne di competere. Il Marco Polo è oramai stabilmente non solo il terzo aeroporto italiano, ma in costante crescita e sviluppo sarà sempre più la porta di scambio coi mercati orientali: eppure mettere un binario di 4km da Campalto a Tessera è pura utopia, e da Padova (ad ovest dalle Terme, ad est dalla Riviera del Brenta) ci vuole il petrolio, tempi e costi annessi, per arrivare in aeroporto. Interessante è anche il link turistico. Qualcuno sano di mente vuole mettere in discussione Venezia come polo di attrazione mondiale? Credo di no. Però Padova potrebbe averne dei benefici se offrissimo ai turisti infrastrutture degne per spostarsi in pochi minuti dal Santo a San Marco, e non con mezzi paragonabili (per tempi di trasferimento) a quelli che si trovano in Africa (con tutto il rispetto).
Sono solo esempi. Dall’altra parte: vuoto spinto. Recriminazioni di lesa maestà. Mah. Propongono il referendum. Ben venga, se ci sarà ci batteremo per dimostrare che chi guarda all’alluce del proprio piede non è in grado di offrire un futuro alla Città e al Paese.