Arrestati due padovani, sospettati di essere i mandanti dell’incendio del bar Oasi di Rubano, andato semidistrutto da un incendio lo scorso 28 settembre. I Carabinieri di Rubano hanno portato in carcere per il reato di concorso in incendio doloso Claudio Zacchia, perito informatico 31enne e Victor Zorzetto, commercialista 45enne di Montegrotto. La notte del 28 settembre 2012 un forte boato svegliò i residenti di Viale Po a Rubano. Il bar Oasi era andato completamente distrutto a causa di una esplosione tanto forte che anche i vetri delle case circostanti erano andati in frantumi. Ci fu un ferito.
Qui di seguito il contenuto del comunicato diffuso dai carabinieri sui due arresti. “Un primo sopralluogo fece pensare a cause accidentali: un cortocircuito di un vecchio frigorifero che innesca un incendio che fa esplodere la bombola del gas della cucina.
Ma già nella serata ci fu una svolta nelle indagini: il ferito, BENEUZA Mohamed, che all’inizio sembrava un povero barbone attinto accidentalmente dall’esplosione, poiché dormiva su una panchina adiacente al bar, a causa di un serie di contraddizioni sulla sua versione dei fatti, viene messo alle strette.
Emerge che, poco prima dell’esplosione, era stato controllato a bordo di un Audi A4 unitamente a due italiani e che proprio la stessa macchina viene vista allontanarsi da viale Po ad alta velocità subito dopo l’esplosione.
Rintracciati immediatamente gli altri due occupanti dell’auto, BASSAN Stefano e CHINELLO Antonio, e messi davanti alle loro responsabilità, i due ammettevano la loro colpevolezza e furono tratti in arresto..
Il BASSAN all’epoca riferì che per un alterco con il titolare aveva deciso di mettere in atto questa ritorsione, e per riuscirci aveva reclutato il CHINELLO e il BENEUZA.
Non paghi della versione acquisita dagli arrestati, in accordo con la Procura, i Carabinieri continuarono a svolgere meticolose indagini, che in sede di un interrogatorio nel mese di novembre 2012 permisero al Pubblico Ministero , di avere alcune importanti dichiarazioni dal BASSAN.
Questi, infatti, riferisce che, in gravi difficoltà economiche, intorno a fine agosto 2012, veniva contattato dal suo commercialista, ZORZETTO, che gli proponeva un lavoretto facile e che se gli fosse interessato lo doveva raggiungere presso il suo studio. Arrivato dal commercialista, questi gli presentò un tale “LUCA”, il quale gli prospettava, appunto, di incendiare il locale di Rubano senza spiegarne i motivi e che per tale lavoro era disposto a pagare 1000 euro.
Da qui una serie di incontri e contatti tra BASSAN e LUCA per pianificare l’incendio; circa 4, 5 incontri in luoghi sempre diversi: presso il centro commerciale “Le Brentelle”, al casello autostradale di Terme Euganee, nel parcheggio antistante lo studio del commercialista ZORZETTO, a Montegrotto.
Il tutto fino al 28 settembre 2012, quando LUCA diede l’ordine di agire.
Il BASSAN, decise di avvalersi della collaborazione di CHINELLO, anche lui in difficoltà economiche, e siccome occorreva arrampicarsi sul tetto del bar per versare la benzina dal lucernaio, operazione abbastanza rischiosa, i due arruolarono per una manciata di spiccioli anche l’algerino.
A questo punto gli investigatori si concentrano sulla persona di LUCA. Iniziano meticolose analisi di tutte le tracce lasciate dalla telefonia mobile, al BASSAN vengo poste in visione centinaia di foto, fino a che non riconosce LUCA in ZACCHIA Claudio.
Si avviano le attività tecniche e a breve si ha conferma di tutto il quadro investigativo.
Lo ZACCHIA, cliente fisso dell’bar OASI, nonché conoscente dei titolari, per qualche oscuro motivo, ad oggi ancora ignoto, viene messo in contatto dal suo amico ZORZETTO con il BASSAN che sa essere bisognoso di contante poiché esposto con diversi creditori. ZACCHIA pianifica l’attentato dando informazioni su come e dove agire e BASSAN ed i suoi complici eseguono. La premeditazione dello ZACCHIA è fredda e lucida tanto da preoccuparsi di usare schede telefoniche intestate a terzi non a lui riconducibili ed estranee ai fatti in narrazione, per mantenere i contatti con il BASSAN.
Dopo l’incendio sarà il commercialista a mettere in allerta il BASSAN sul fatto che probabilmente è stato scoperto in quanto una macchina come la sua era stata vista da testimoni allontanarsi dopo l’esplosione e gli consiglia di nascondersi o scappare. Al termine delle operazioni di rito gli arrestati sono stati associati alla casa circondariale di Padova”.