Appello al mondo della politica su Imu e Tares di Confindustria & Co.

 

Stabilire un rapporto equo e ragionevole tra quantità di rifiuti conferiti dalle aziende al servizio pubblico e costi loro addebitati, per evitare che la Tares, la nuova imposta sullo smaltimento rifiuti, provochi un ulteriore, pesante aggravio di costi e perdita di competitività per imprese e territori.
È quanto chiedono i presidenti delle associazioni di categoria padovane Ascom, Cna, Coldiretti, Confindustria, Upa – Fernando Zilio, Guerrino Gastaldi, Federico Miotto, Massimo Pavin, Roberto Boschetto – in una lettera congiunta indirizzata ai 104 sindaci della provincia di Padova, alla presidente della Provincia Barbara Degani, ai presidenti degli Enti Gestori (AcegasAps, Etra, Autorità di Bacino 3 e 4), al presidente dell’Anci Veneto Giorgio Dal Negro.

Proprio in queste settimane, infatti, le amministrazioni comunali stanno discutendo i regolamenti applicativi della Tares, tributo comunale sui rifiuti e servizi introdotto dal Decreto Legge “Salva Italia” a partire dal 1. gennaio 2013. La nuova imposta, che sostituisce Tia e Tarsu, si applica sulla base della superficie calpestabile degli immobili e, rispetto alle precedenti, prevede una maggiorazione di 0,30 centesimi per ogni metro quadrato, quota che sarà incassata direttamente dallo Stato e non dagli Enti locali. Questi ultimi dal 2014 potranno incrementarla fino a 0,40 centesimi, a copertura dei costi relativi ai servizi indivisibili quali illuminazione pubblica, manutenzione strade e aree verdi. Un aggravio di costi che amplifica le criticità già esistenti per Tia e Tarsu, con pesanti effetti sulle imprese. Il parametro principale per il calcolo dell’imposta resta la superficie degli immobili, senza distinzione tra aree produttive, uffici, magazzini, e non la reale quantità di rifiuti urbani conferita al servizio pubblico. Il risultato è che le aziende pagano per un servizio di cui non usufruiscono, e nello stesso tempo sono costrette a pagare in proprio lo smaltimento di rifiuti speciali.

«L’introduzione e la conseguente applicazione di nuovi tributi locali, in primis Imu e Tares – scrivono le categorie economiche padovane – sta influenzando in modo negativo la capacità del nostro territorio di mantenere la presenza di attività economiche e di attrarne di nuove e questo a vantaggio della promozione di aree collocate appena oltre i confini del nostro Paese».

Entrando nel merito delle criticità della Tares, la prima cosa da sottolineare è che «deve esistere una stretta correlazione fra il servizio erogato e il relativo costo. C’è consapevolezza del fatto che si debbano coprire anche costi generali e comuni, ma comunque deve esistere un rapporto ragionevole fra i rifiuti conferiti dalle aziende al servizio pubblico ed i costi loro addebitati». Due le soluzioni individuate e suggerite ai Comuni. «Non far rientrare nella superficie soggetta alla Tares i locali delle aziende che producono i cosiddetti rifiuti speciali, per i quali le aziende già sostengono in proprio le spese di smaltimento e individuare una modalità di applicazione della tariffa e dei coefficienti che riduca il costo del servizio per le attività economiche per le quali è più oneroso». La riduzione delle entrate, secondo i presidenti delle Associazioni padovane, «potrebbe essere compensata da un lato con una maggiore attenzione ai costi del servizio e dall’altro da una maggiore capacità di offerta da parte dei soggetti competenti di servizi a mercato per l’asporto dei rifiuti prodotti dalle imprese».

Altro aspetto su cui intervenire sono le «modalità di comunicazione alle imprese, la trasparenza e fruibilità delle informazioni necessarie per l’applicazione del nuovo tributo». Questo perché, «nonostante gli strumenti informatici siano a disposizione ormai di tutti, la ricerca dei documenti relativi a questi temi sia una sorta di caccia al tesoro spesso infruttuosa».