Parcheggio alla ex Prandina: il plauso di Bertin (Ascom)

 

“Finalmente: il parcheggio all’ex Prandina, vale a dire 600 posti utilissimi per ridare slancio alla città”. Patrizio Bertin, vicepresidente dell’Ascom Confcommercio è soddisfattissimo per la piega che sta prendendo la destinazione dell’ex Prandina: un grande parcheggio in grado di servire il centro di Padova, a partire da corso Milano. Ma, nel sottolineare la positività delle dichiarazione dell’assessore Marta Dalla Vecchia, non scorda di rivendicare all’Ascom una primogenitura sul progetto che fa data dalla fine di gennaio del 2009, ovvero quattro anni e mezzo fa.
“Sono contento – esordisce il vicepresidente dell’Ascom – che l’amministrazione dia soluzione ad una questione che quattro anni e mezzo fa abbiamo posto sul tappeto rivolgendoci a chi sarebbe andato, da lì a qualche mese, a governare la città. E’ un’evidente espressione di volontà politica che, al di là delle difficoltà che ogni progetto può incontrare, può risultare decisiva per giungere ad una soluzione positiva del problema dei parcheggi e dunque dell’afflusso in città”.

Qualcuno, forse, lo ricorderà: l’Ascom, per l’ex Prandina, aveva presentato un progetto (con relativa conferenza stampa sul terrazzo di uno dei palazzi prospicienti l’area) che consisteva in un percorso attrezzato, esclusivamente pedonale, che partendo dall’ex Prandina, pensava a superare con una passerella pensile riviera San Benedetto, attraversava il Piovego grazie alla passerella pedonale esistente, entrava in via Patriarcato che, grazie ai portici e, magari, ad una rinnovata presenza di negozi, sarebbe potuta diventare una sorta di “percorso commerciale coperto”, si immetteva in piazza Capitaniato, dove (consigliava l’Ascom) si sarebbe potuto allestire un mercatino permanente e sbucare così in piazza dei Signori, “terminal pedonale” privilegiato per poi godere di uno dei centri commerciali naturali più importanti d’Italia. Il tutto in un tempo stimato di non più di 5 minuti da quando l’automobilista avrebbe lasciato la tangenziale per percorrere il cavalcavia Chiesanuova, via Vicenza, entrare in corso Milano, parcheggiare all’ex Prandina e fare il percorso pedonale fino in centro.

Non erano mancate le critiche (Legambiente), ma nemmeno gli apprezzamenti (il professor Mistri). “Con Legambiente – aggiunge il vicepresidente dell’Ascom Confcommercio – ci troviamo perfettamente in sintonia quando ci battiamo per non consumare il territorio con inutili nuove costruzioni, ma in questo caso siamo su fronti opposti: noi riteniamo che la città non debba respingere e siamo anche convinti che trovare un parcheggio facile eviti quell’assurdo girare a tutto gas di scarico che possiamo constatare ogni giorno intorno a piazza Insurrezione”.

Nelle valutazioni dell’Ascom una città moderna non può fare a meno dei parcheggi. Non può fare a meno di quelli scambiatori posti in corrispondenza dei capolinea del tram (ed in grado di supportare chi in città ci viene per lavorare), di quelli a ridosso del centro cittadino (come potrebbe essere l’ex Prandina), ma anche di quelli “operativi” (massimo 15/30 minuti, posti all’interno della città e destinati alla sosta brevissima per uno, due acquisti).

“Essere a priori contrari ai parcheggi – aggiunge Bertin – significa non pensare al futuro. In questo senso quanti sono assertori del “no parking” dovrebbero verificare come affrontano gli analoghi problemi le città del nord Europa (Austria e Svizzera, in primis, ma anche il nostro Sudtirolo, un territorio che ha fatto del rispetto dell’ambiente il suo “marchio di fabbrica” per vincere la difficile partita del turismo), dove a centri storici liberi dalle auto in superficie, corrispondono parcheggi interrati o in silos nei medesimi centri storici”.

Bene dunque l’iniziativa dell’amministrazione. Meno bene, per l’Ascom, l’ipotizzato centro commerciale che dovrebbe sorgere nella zona del PT1 e per il quale l’associazione ha presentato, ancora nel marzo scorso, osservazioni in Provincia sulla valutazione di impatto ambientale. “Vecchie scelte che vengono a maturazione – conclude Bertin – ma non per questo meno negative per il commercio cittadino ma anche per la vivibilità del centro storico: “esternalizzare” uffici e negozi contribuisce a desertificare la città ed una città deserta è l’esatto contrario di ciò che vogliamo”.