Don Albino Bizzotto al quarto giorno di digiuno contro le grandi opere

 

Giunto al quarto giorno lo sciopero della fame intrapreso da Don Albino Bizzotto il 16 agosto scorso, per l’emergenza ambientale in Veneto
Stabili le condizioni di salute del sacerdote settantaquattrenne – giornalmente monitorate da un medico – che continua a svolgere le consuete attività quotidiane, presso la sede dell’Associazione Beati i Costruttori di Pace, ma vive e dorme da venerdì scorso in un camper parcheggiato nel cortile dell’Associazione stessa, in via A. da Tempo n. 2 a Padova.

Numerosi gli attestati di stima e solidarietà degli amici, dei comitati impegnati nella tutela dell’ambiente, nonché di personalità istituzionali e del mondo religioso, che lo hanno visitato presso la sede, contattato via rete o telefonicamente. Tra di essi rappresentanti del comitato Lasciateci Respirare di Conselve; del comitato Aria Pulita di Bovolenta; Carlo Giacomini dello IUAV di Venezia; Fabio Corazzina, collaboratore di Pax Christi; Patrizio Giulini; Daniela Muraro dei comitati ambientali vicentini; Lucio Passi, portavoce di Legambiente Padova; Luciano Mazzolin per l’Associazione Ambiente Venezia; Carmela Laura Zampieri per la Casa dei Beni Comuni di Monselice; Elio Franzin dell’Associazione Amissi del Piovego; il senatore Dalla Zuanna (Scelta Civica); il senatore Girotto (M5S); il segretario provinciale Lorenzo Feltrin (Rifondazione Comunista Rovigo); Giovanni Marangoni del Coordinamento Cristiani per la Pace; Padre Adriano Sella della Commissione Nuovi Stili di Vita della Diocesi di Padova; Don Antonio Santini; Don Gianfranco Zenatto e Don Giuseppe Mazzocco di Adria.

Presente l’interesse dei media, che con interviste radiofoniche e televisive hanno raccontato le ragioni e gli obiettivi ai quali Don Bizzotto intende dare luce con questa iniziativa (RadioCooperativa, ReteVeneta e Rai 3 Regionale).
“Molti hanno accolto il motivo e lo spirito dell’iniziativa, dandone notizia, ma soprattutto desiderando trovare modalità di collegamento tra comitati. C’è un desiderio diffuso di fermare questo sistema delle grandi opere di asfalto e cemento e della finanza di progetto, che indebiteranno per molti anni anche le future generazioni e che sono viziati da una diffusa corruzione; così come i mega-impianti che guardano alla speculazione ma non alla salute e agli interessi delle comunità”.