Unica regia in chiave metropolitana, coordinamento delle polizie locali e sinergia con questure e prefetture per ottenere l’allontanamento dal territorio regionale dei mendicanti molesti. E’ la prima fase del progetto “sicurezza metropolitana” allo studio tra i vertici delle polizie locali di Venezia, Padova e Treviso su input dei tre sindaci delle città capoluogo della PaTreVe.
“Il fenomeno dell’accattonaggio non può essere affrontato se non in chiave metropolitana – dichiara il sindaco di Treviso Giovanni Manildo – Per questo, dopo l’introduzione del figlio di via che ha come obiettivo quello di distinguere il racket dalle situazioni di reale bisogno, questa mattina ho contattato il sindaco reggente di Padova Ivo Rossi e il primo cittadino veneziano Giorgio Orsoni per continuare ad affrontare insieme la questione. Già dalla prossima settimana i comandanti della polizia locale delle rispettive città si riuniranno intorno ad un tavolo per discutere del fenomeno e coordinare l’attività su scala metropolitana”.
“Non si può pensare di incidere sull’accattonaggio come su altri fenomeni criminali se si rimane chiusi nei recinti provinciali o comunali – spiega il sindaco reggente di Padova Ivo Rossi – i criminali non si fermano di fronte alle frontiere transnazionali, figuriamoci se si pongono limiti di fronte ai confini tra le diverse province e città. Chi infrange la legge, lo spiegano anche recenti fatti di cronaca, vede il territorio del Veneto centrale come una unica grande città, e noi dobbiamo agire di conseguenza. Iniziamo con un giro di vite al fenomeno dell’accattonaggio, ma a breve altri ambiti dell’interconnessione criminale verranno analizzati in chiave metropolitana. Solo una visione comune delle questioni può portarci a soluzioni efficaci di questioni che parcellizzate tra le diverse realtà rischiano, nel migliore dei casi, di portare a un rimpiattino tra Padova, Treviso e Venezia dei fenomeni, che invece noi vogliamo sradicare dalla nostra area”.
“A Treviso le multe staccate dall’inizio del 2014 sono una settantina. L’attività della polizia locale che quotidianamente controlla e monitora il territorio è costante. Ma lo strumento della sanzione utilizzato fino ad oggi, risulta poca efficace. Anche Il sequestro del denaro non è più un deterrente. Si è imposto dunque un necessario giro di vite che ha portato l’amministrazione ad introdurre la misura del foglio di via. Un provvedimento che per distinguere il racket dalle situazioni di reale difficoltà e che deve essere affrontato in maniera sinergica con le amministrazioni di Padova e Venezia. “
La strategia integrata tra Padova, Treviso e Venezia per fronteggiare come una unica realtà urbana il fenomeno dell’accattonaggio molesto che coinvolge le tre città del Veneto si tradurrà nel corso della prossima settimana in una riunione dei vertici delle tre polizie locali a qui saranno invitati anche i funzionari del Gabinetto delle tre questure venete.
“Crediamo che polizia locale e polizia di Stato abbiano la possibilità di creare una coppia d’azione vincente – aggiunge Rossi – ad esempio la polizia locale di Padova ha già avviato una istruttoria per espellere dal Veneto otto mendicanti molesti, tutti comunitari, e quindi in possesso del permesso di soggiorno, che in media vengono multati due volte la settimana dagli agenti di pattuglia per accattonaggio molesto. Si può fare un salto di qualità se qualcuno tra i questori delle città su cui questi mendicanti di professione gravitano, si prenderà la responsabilità di firmare un foglio di via dal Veneto che dia la possibilità di riaccompagnare fisicamente in patria queste persone, che con la loro attività ingrassano le casse di un racket che sappiamo essere molto florido in particolare in Romania e Bulgaria”. Gli strumenti giuridici permettono questo tipo di attività alla polizia locale, ma l’ultima parola rimane ai capi locali della polizia di Stato. Nel caso di Padova una istruttori particolareggiata con nomi, cognomi e numero di sanzioni di cui sono stati destinatari i mendicanti romeni in questione è stata trasferita alla questura della città del Santo esattamente 4 mesi fa, ma ad oggi non risulta che la questura abbia preso nessun provvedimento in merito.
“Contro il racket, ma a favore dei casi di reale difficoltà che sono noti ai nostri servizi sociali – assicura Manildo – e per i quali siamo pronto a intervenire con azioni di sostegno mirate. Accanto alle misure adottate a livello locale chiederemo, di concerto con il sindaco di Padova Ivo Rossi e il sindaco di Venezia Orsoni, un intervento del governo perché possano essere introdotte nel nostro ordinamento delle misure mirate ad arginare il fenomeno e a colpire chi sfrutta. Chiederemo in particolare l’introduzione di un reato che punisca lo sfruttamento in forma associata dell’accattonaggio”.