Pur avendo registrato un andamento positivo nei primi nove mesi del 2011, anche il settore agroindustriale ha risentito nell’ultimo triennio degli effetti della crisi. Le imprese si sono mosse pertanto a 360° per recuperare sul fronte della competitività, sia migliorando l’efficienza strutturale, sia innovando i servizi, la tecnologia, i processi e l’organizzazione del lavoro. Minoritaria, ma comunque rilevante, anche l’apertura ai mercati internazionali per cogliere nuove opportunità di business.
E’ quanto emerge dall’indagine “La congiuntura delle imprese agroindustriali del Nord Est – Primi nove mesi 2011” promossa da FriulAdria e realizzata dalla Fondazione Nord Est. La rilevazione ha coinvolto un campione di 750 titolari di imprese, di tutte le dimensioni, attive nelle regioni del Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino che costituisce l’intero settore agroalimentare del Nord Est italiano. Le aziende interpellate sono tutte iscritte alle Camere di Commercio. L’indagine telefonica si è svolta tra settembre e novembre 2011.
Nel 2011 gli imprenditori del settore agroindustriale si sono attivati per affrontare la crisi tramite due strade: la prima centrata sui temi relativi all’organizzazione interna, la seconda su quelli del mercato.
Due imprese su tre hanno dichiarato di essere ricorse, in primo luogo, alla riduzione dei costi per recuperare efficienza e per liberare risorse utili alla competitività, nello specifico: il 68,3% ha impostato una nuova organizzazione del lavoro e il 53,2% ha creato innovazione sul fronte delle tecnologie e dei processi. Una quota minoritaria di imprese ha ridotto il personale (25,5%), o inserito nuove figure professionali (21,2%) e infine, solo il 16,7% ha realizzato alleanze o fusioni. Le imprese più grandi sono state maggiormente in grado di intraprendere strategie pro-attive (nuova organizzazione del lavoro per il 79,6% del campione, inserimento di figure professionali per il 42,6% e alleanze e fusioni per il 24,4%).
Sul fronte esterno, le imprese del Nord Est hanno seguito tre principali strategie: la scelta dei mercati, l’approccio ai mercati e l’innovazione dei prodotti.
I tre quarti del campione indica l’impegno nella ricerca di nuovi mercati, mentre il 65,7% ha puntato a focalizzarsi sui mercati di nicchia. Il 34,5% degli imprenditori, soprattutto tra le imprese venete (37%) e del settore bevande (67,4%), ha sperimentato una maggiore propensione internazionale (il dato cresce con la dimensione e si attesta al 69,4% per le imprese sopra i 50 addetti), mentre si sono rivolti alle nicchie, le aziende del lattriero-caseario (77,8%) e quelle del Friuli Venezia Giulia. Infine, la ricerca di nuovi sbocchi commerciali ha trovato maggior spazio in Veneto e nel settore bevande e prodotti lattiero-caseari.
Una quota molto elevata di imprese (86,2%), soprattutto tra le più strutturate e appartenenti ai settori delle bevande e dei prodotti da forno, ha dichiarato di aver adottato strategie per migliorare i rapporti con la clientela (tramite azioni di marketing e promozione nel 64,5% dei casi e nuove forme di distribuzione nel 42,8%).
Il 74% delle attività, infine, dichiara di aver innovato i prodotti offerti e il 28,6% ha provato a intercettare la domanda di consumi green, sviluppando prodotti biologici. Quest’ultima opportunità trova maggior interesse tra le imprese che realizzano prodotti da forno e nelle aziende sopra i 20 addetti.