E’ più facile chiudere un contatore, fare un po’ di populismo, che affrontare i problemi. Succede alla casa dei diritti don Gallo: da alcuni giorni il centro di accoglienza improvvisato due anni fa dall’associazione Razzismo stop nel dicembre del 2013,è senza riscaldamento ed elettricità. L’ordine di tagliare tutto è arrivato da AcegasAps, ma è impossibile che l’amministrazione comunale non fosse informata di una questione tanto delicata e sicuramente i vertici di palazzo Moroni, informati se non promotori dell’azione, avranno gradito l’ennesima occasione per dare un po’ di demagogia n pasto alla parte più “allergica” a parole come accoglienza e compassione verso il prossimo.
E’ evidente la strategia dell’amministrazione comunale di fronte a vecchi e nuovi casi di richiedenti asilo in città. L’interesse di chi sulla pelle nera dei profughi ha costruito la propria fortuna elettorale, è che la tensione non cali. L’amministrazione di Massimo Bitonci di fronte ad un fenomeno che vede una intera classe dirigente, parte dei giornalisti compresa, impreparata, continua a soffiare sul fuoco, anzi, in questo caso, sul freddo. E così i 50 africani che vivono dentro la struttura improvvisata un paio d’anni fa da Razzismo Stop, passeranno un Natale sotto zero, oppure saranno costretti ad andare a trovare rifugio da qualche altra parte. Si è voluto mostrare i muscoli. In molti diranno “le bollette si pagano, punto”. Chi scrive ha fatto fatica alcuni mesi a pagare le bollette, ostracizzato da una amministrazione comunale che con puntualità ha chiamato i miei datori di lavoro per fare moral suasion contro chi dava da lavorare ad un oppositore. Anche a me, in qualche maniera, hanno tentato di tagliare luce e riscaldamento. Più di una telefonata è partita dagli uffici di palazzo Moroni verso i miei datori di lavoro. Alcuni lavori sono riusciti a farmeli perdere e così a volte è capitato anche a me di rischiare di trovarmi come i ragazzi di via Tommaseo. Garantisco che non è per nulla gradevole.
Capisco anche se non giustifico anche chi dice “bene così, le bollette devono pagarle tutti”. Si fa il gioco del “dagli allo straniero” pensando che siano loro la causa dei mali di questo Paese e di questa regione in cui tangenti sul Mose, banche scoppiare e altre porcherie sono state perpretate dai cantori del “Prima il Veneto”. In questo filone si innesta la strategia di Bitonci, che seppure sia stata sconfitta dal Tar e sia costata migliaia di euro ai padovani, sul popolo che non legge i giornali con attenzione, è vincente. Mettere i poveri contro i poveri è la strategia migliore per far diventare i ricchi sempre più ricchi. Meglio far applaudire le persone sulla luce elettrica “rubata” dagli africani che sono scappati dalla guerra in una palazzina di via Tommaseo, piuttosto che far riflettere i padovani sul turbo appalto da 100mila euro per le luminarie, assegnato in mezza giornata, su cui la Procura sta facendo luce. Panem et circenses, dicevano i latini. Più rozzamente Bitonci e i suoi adottano una strategia che punta il dito il più possibile sull’equazione straniero uguale problema. E una buona parte di Padova applaude. Se poi questo sia coerente con i valori cristiani tanto esibiti a colpi di presepe e crocifisso, lo deciderà chi è più in alto di qualsiasi essere umano. Nell’anno del giubileo della misericordia, credo che lasciare al freddo 50 persone scappate dalla guerra, a una settimana dal Natale sia davvero poco degno della città di Sant’Antonio e Padre Leopoldo. Io personalmente mi vergogno, e credo che dovrebbero essere molti i padovani che dovrebbero indignarsi.
A questo link un bel servizio realizzato alcuni mesi fa dal giornalista di Agorà Edoardo Di Lorenzo all’interno della casa don Gallo
Alberto Gottardo