Sarà che si approssimano le elezioni. Sarà che Padova è una città reazionaria che nella sua tradizione ha una dimensione privata, specie universitaria, improntata all’innovazione e un profilo pubblico spesso più che reazionario. Fatto sta che è rispuntato il comitato “No tram”. Zeppo, a guardar bene cognomi e visi, dei soliti noti della politica politicata tra Lega e Fratelli d’Italia, ma che intercetta comunque una paura quasi luddista della novità che ha caratterizzato più di altre il dibattito padovano negli ultimi vent’anni.
Ero un giovanissimo cronista quando iniziai a raccontare il punto di vista dei comitati all’Arcella, quartiere dove sono cresciuto. C’era Mario Levante, anima di Padova Comitati che si battè come un leone contro quella che sarebbe stata a suo modo di vedere, la sciagura, la morte del quartiere. C’erano Renzo Sartori e Marco Gazzotto, animatori del comitato dei commercianti della zona San Carlo. C’era il titolare della valigeria Bertipaglia, che intonava il de profundis per le sue valigerie.
Vent’anni dopo Mario Levante è morto e non ha potuto vedere quello che è successo all’Arcella. E’ successo che lungo il percorso del tram le palazzine sono state tutte ristrutturate, ad eccezione di quella dove c’è il Tuttogelato, di proprietà di una banca.
“Basta, chiudiamo i negozi” annunciavano Sartori e Garzotto, che effettivamente cedettero le loro attività. Ma le loro attività vanno che è una meraviglia, con i nuovi commercianti. Ed addirittura Luca Scandaletti della pasticceria “Le Sablon” tiene aperto il suo bar pasticceria dopo la mezzanotte alla fermata San Gregorio. Bertipaglia, mi risulta, sia ancora aperto sia in via Aspetti che in via Guizza, nonostante il tram passi proprio davanti alle sue vetrine.
Questi sono i fatti. Il resto sono chiacchiere, buone per una campagna elettorale un po’ truffaldina.
Alberto Gottardo
Residente, orgogliosamente, all’Arcella, a due passi dal tram
