La violenta aggressione subita da un tunisino trentunenne di fronte alla Sala Bingo dell’ Arcella, a Padova, da parte di un imprecisato gruppo di connazionali, la notte del 17 agosto u.s., a primo acchito era sembrata una specie di regolamento di conti tra piccoli delinquenti che vivono ai margini della legalità. A far propendere per questa tesi anche la reticenza iniziale della vittima che, nell’immediatezza, non dava utili indizi per rintracciare i suoi aggressori, ma solo vaghe motivazioni.
All’epoca, le lesioni riportate dal tunisino furono gravissime: braccia spezzate e svariate ferite da taglio e lacero contuse su tutto il corpo per una prognosi superiore ai 40 giorni. Il fatto efferato non poteva essere trascurato, in quanto sarebbe potuto essere il primo atto di una serie di vendette trasversali, per cui i militari dell’Arma hanno iniziato a penetrare il tessuto sociale da cui proveniva la vittima, nonché a raccogliere tutti gli indizi utili, tramite testimonianze e filmati di videosorveglianza, per risolvere il rompicapo.
Dopo qualche giorno i Carabinieri della Compagnia di Padova individuano due degli aggressori, che vengono riconosciuti dalla vittima come tali. A questo punto il giovane nordafricano, rincuorato dall’opera degli investigatori, dà piena collaborazione e fa ‘si che venga identificato tutto il resto della banda. Scattano serrate ricerche, vengono setacciati tutti i luoghi di ritrovo dei nord africani, sia regolari che non. Nella giornata di ieri i ricercati vengono localizzati e bloccati all’interno di un casolare abbandonato in via Adige 37.
Ammanettati tutti gli aggressori la vittima fa ulteriori rivelazioni ai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Padova, dicendo che, in occasione dell’aggressione, era stato rapinato di 380 euro e del suo cellulare e che i componenti della banda, più volte, lo aveva minacciato affinché non denunciasse all’Autorità l’accaduto, in caso contrario se la sarebbero presa con lui e la sua famiglia. A quanto pare il gruppo di nord africani aveva in mente di imporsi ai propri connazionali come referenti malavitosi del territorio e per fare ciò ricorrevano ad atti di violenza gratuita innescati da stupidi pretesti, come in questo caso, il diniego di una sigaretta.
Nel corso dell’operazione sono state sequestrate mazze da baseball, scimitarre e spade katana. In corso, ulteriori accertamenti al fine di attribuire altri episodi analoghi seppur di minore gravità, allo scellerato gruppo. I 5 fermati al termine delle formalità di rito, su disposizione del Pubblico Ministero, Dott. Luca TONON, sono stati rinchiusi nella casa circondariale di Padova