Arriva il marchio “Prodotto di Montagna”: un’arma in più per combattere lo spopolamento e dare forza alla montagna bellunese. A dirlo è il parlamentare veneto del Movimento 5 Stelle Federico D’Incà. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ha firmato un decreto che istituisce il marchio identificativo del regime di qualità “Prodotto di Montagna”. In questo modo le aziende agricole potranno scegliere di utilizzare questa indicazione e il logo verde con una montagna stilizzata.
L’indicazione potrà essere utilizzata per carne, latte, formaggi e altri alimenti ottenuti da animali allevati nelle zone di montagna e da quelli in transumanza, nonché sui prodotti di origine vegetale e dell’apicoltura.
Qualche esempio? Si va dall’agnello dell’Alpago alla birra, passando per le altre preparazioni tipiche dei vari territori del bellunese. Nella lista figurano naturalmente il fagiolo di Lamon e tutti i formaggi, sia freschi che stagionati, che rendono la montagna bellunese uno scrigno di meraviglie casearie. Dal latte al gelato il passo è breve, dato che nelle valli fra Longarone e Zoldo la tradizione dei mastri gelatieri è fra le più importanti al mondo. Come non parlare poi del miele e del mais? La stagionalità è fondamentale e a seconda del periodo dell’anno l’area bellunese può proporre il morone feltrino e la noce di Feltre, oppure la patata di Cesiomaggiore, le mele e la zucca. Chiudono la lista vini e grappe.
“Mi sembra che ce ne sia a sufficienza per mettere Belluno e il suo territorio – sottolinea il deputato – nella parte alta della classifica delle eccellenze agroalimentari nazionali”.
Questo prodotto di qualità potrà inoltre beneficiare di misure di sostegno comunitarie tramite i Psr riguardanti i regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari.
“Il valore dell’agricoltura di montagna è fondamentale per l’intero comparto e negli ultimi anni anche il numero degli occupati è salito in modo deciso – spiega D’Incà – fare agricoltura in montagna vuol dire anche fare prevenzione del dissesto idrogeologico, aiutare il turismo, tutelare il paesaggio e limitare l’avanzata del bosco che limita le superfici agricole. Ma vuol dire soprattutto combattere lo spopolamento, una piaga che rischia di cancellare la provincia bellunese”.
“L’auspicio è che molte aziende utilizzino il marchio Prodotto di Montagna, non solo al fine di valorizzare e far crescere le attività, ma anche per alimentare una nuova consapevolezza culturale nel consumatore – conclude il parlamentare – grazie alla specifica etichetta, infatti, i cittadini potranno riconoscere più facilmente le produzioni e supportare queste attività e il loro valore non solo economico, ma sociale e ambientale”.