La stessa guida turistica per vedere Noto in Sicilia o per visitare Padova? Difficile, per non dire impossibile, viste le competenze che dovrebbe avere una tal guida se quella che cerchiamo è una visita “di qualità”.
Ma se nella legge comunitaria attualmente giacente al Senato dovesse farsi strada l’idea della cosiddetta “guida nazionale”, ovvero una guida-accompagnatrice valida per tutto il territorio, il rischio da potenziale potrebbe trasformarsi in effettivo. Tradotto in soldoni: le guide turistiche avrebbero la facoltà di esercitare la propria professione in tutta Italia.
“Un altro effetto deleterio di un’Europa tarata sull’asse franco-tedesca – afferma Rosanna Torresini, presidente delle Guide turistiche dell’Ascom di Padova – e calata “tout court” nelle realtà dei singoli Paesi. Solo che nessun altro Stato membro ha il nostro patrimonio culturale ed artistico e nessuno può vantare 200 mila beni culturali”.
Un po’ come dire che se una “guida nazionale” può andar bene in qualche Paese comunitario, non può certo andar bene in Italia dove la specializzazione sul territorio è “condicio sine qua non” per offrire un servizio qualitativamente all’altezza delle giuste attese di un turista sempre più esigente.
“Direi di più – continua Torresini -: una guida che si reputi tale non deve solo conoscere le opere d’arte, la storia, i monumenti, ma deve possedere la conoscenza del territorio, degli usi e dei costumi, dell’enogastronomia, ecc. Nemmeno una fantomatica “guida bionica” potrebbe avere un bagaglio così ampio”
Da qui l’opposizione della categoria a qualsiasi estensione delle attuali abilitazioni se non in presenza del superamento di un esame integrativo che accerti la conoscenza dei Beni Culturali e paesaggistici del territorio.
“L’introduzione della “guida nazionale” – conclude la presidente delle guide Ascom – porterebbe gravi conseguenze al turismo italiano e gravi danni alla professione delle guide che, per esercitare, oltre ad avere una laurea in tasca, hanno dovuto superare esami. Adesso, per sottostare ad un’idea di “cultura da fast food” che va bene solo ai grandi tour operator europei, ovvero le multinazionali del turismo che volutamente confondono guida con accompagnatore e che da decenni premono per ottenere modifiche legislative, si finisce per penalizzare le guide locali, con perdite di posti di lavoro e contributi all’erario”.