È un bilancio in chiaroscuro quello che è uscito dall’annuale assemblea dei soci dell’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi (APPE) svoltasi giovedì 23 giugno.
Da un lato, l’Associazione chiude il 2015 con un numero crescente di associati e un piccolo utile economico. Dall’altro lato, il settore sta vivendo un momento di incertezza, legata soprattutto all’andamento del mercato.
«Al di là del bilancio dell’Associazione – dichiara il Presidente Erminio Alajmo – per il quale siamo soddisfatti, gli esercenti si trovano a confrontarsi con un mercato che sembra ancora incerto: si registrano picchi di domanda, associati a lunghi periodi di stagnazione e l’esercente si trova spiazzato».
Tanti gli argomenti affrontati durante l’assemblea sociale: dalle problematiche del settore, alle prospettive di sviluppo per il futuro, alle prossime iniziative formative e promozionali programmate per i mesi a venire.
«I soci – continua Alajmo – hanno lamentato un continuo crescere degli adempimenti burocratici, che richiedono un’attenzione continua da parte dell’esercente, che comunque non si sente mai completamente “a posto” e vive nell’ansia di poter incappare in qualche sanzione».
La discussione si è animata quando è stato toccato l’argomento “concorrenza sleale”, un vero e proprio tormento per i ristoranti e trattorie, che si sentono lesi dalle attività svolte da sagre e agriturismi, spesse volte ai limiti od oltre la legge.
«La recente indagine svolta dalla Polizia Provinciale – conferma il Presidente – ha smascherato quanto andiamo dicendo da tanti anni e, cioè, che ci sono tanti agriturismi che non lavorano in modo corretto. Allo stesso modo, qualche anno fa, erano stati smascherati dalla Guardia di Finanza i circoli fasulli, che fanno concorrenza sleale alle regolari attività di sala da ballo».
Una riflessione è stata fatta anche sui costi aziendali, sempre in crescita, e sui prezzi, che invece rimangono stabili erodendo il minimo margine di ricavo degli esercenti.
«Basti pensare – sottolinea Alajmo – che il prezzo medio del caffè nei circa 1.800 bar della provincia di Padova è pari ad 1,02 euro, una cifra che non riesce a remunerare adeguatamente l’attività dell’esercente. Lo stesso discorso si può fare per lo spritz, ancorato da anni a 2,50 euro, e per tanti altri prodotti».
«Al contrario, in questi ultimi anni – prosegue il numero uno dell’APPE – i costi del lavoro, dei plateatici, delle forniture, dell’asporto rifiuti sono aumentati in modo esponenziale e questo porta ad avere bilanci in perdita e aziende che chiudono».
Il turn-over è sempre stata una caratteristica del settore dei pubblici esercizi, ma in questi ultimi anni sembra essersi ulteriormente incrementato.
«È vero – rimarca Alajmo – di fronte alla crisi, tanti esercenti chiudono o cedono la loro attività, mentre tanti altri aprono nuove attività, in cerca di facili guadagni, salvo poi rendersi conto che la realtà è ben diversa dai loro sogni. Anche se ci sono, anche oggi, esercenti che lavorano con soddisfazione personale e professionale».
Qual è quindi il segreto per poter gestire, oggi, un pubblico esercizio di successo?
«La bacchetta magica – risponde Alajmo – ovviamente non ce l’ha nessuno. Possiamo però affermare che puntare sulla qualità, sul servizio al cliente ed avere il giusto spirito imprenditoriale, sono caratteristiche fondamentali per avere una rotta da seguire in questi anni di incertezze».
L’APPE, in quanto maggiore associazione di categoria dei pubblici esercizi, sostiene e supporta gli esercenti con assistenza, formazione, informazione ed attività promozionali.
«Quando l’esercente entra a far parte dell’APPE – conclude Alajmo – si sente “a casa propria”: tutelato, aiutato nei momenti di difficoltà, assistito nelle tante incombenze quotidiane».
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