Dopo il video choc spedito a “Chi l’ha visto?” e le dirette televisive la mamma ed i nonni materni del bambino conteso scelgono il silenzio. Ed in silenzio si terrà lunedì a partire dalle ore 20 una fiaccolata con partenza dal Duomo di Cittadella ed arrivo alla scuola Cornaro dove mercoledì scorso un alunno di 10 anni è stato portato via a forza in esecuzione di un ordine del giudice della Corte d’Appello del tribunale dei minori di Venezia. A confermarlo alcune mamme del comitato spontaneo che appoggia la lotta della madre del piccolo, la cui potestà genitoriale è stata dichiarata decaduta dal giudice dei minori. Dopo una iniziale ampia disponibilità del ramo materno a interloquire con i giornalisti, oggi i familiari del piccolo si chiudono dietro un secco “no comment, ci vediamo lunedì sera” pronunciato al telefono dal nonno materno. A determinare l’atteggiamento di chiusura, dopo che era stata la zia materna stessa a mandare il filmato del blitz degli assistenti sociali e del padre del piccolo, assistiti dalla polizia, alla trasmissione Rai il fatto che nonni e zia rischiano di essere indagati dalla procura di Padova per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Sul caso nella giornata di ieri il procuratore capo Mario Milanese ha ricevuto un dettagliato rapporto da parte dell’ufficio minori della questura padovana che ha segnalato il comportamento dei familiari del bambino per le valutazioni penali del caso. E rischia di avere risvolti penali abbastanza prossimi anche la determinazione con cui nonni e madre hanno ostacolato l’accesso dei carabinieri e successivamente della polizia in due casi: il 24 agosto e il 4 settembre. In quei due casi era stato impossibile per le forze dell’ordine seseguire l’ordine del giudice di allontanamento del bambino dai parenti materni anche per l’opposizione, oltre che del bimbo, dei suoi familiari più prossimi. Comportamento che, secondo la procura di Padova che si appresta a chiedere il rinvio a giudizio della madre, già oggetto di indagine, costituirebbe un comportamento punibile in forza degli articoli del codice penale che sanzionano la mancata esecuzione di un provvedimento del giudice per comportamento doloso.
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