Da Federcontribuenti Veneto riceviamo e pubblichiamo: “E’ ora di dire basta alle banche furbette: il rating iniziamo a darlo noi cittadini agli istituti di credito. Mettiamo in guardia i clienti delle principali banche italiane da un rischio c0oncreto di abusi su commissioni, interessi passivi ed in molti casi anche anatocismo, cioè calcolo degli interessi sugli interessi”: A dirlo è il presidente di Federcontribuenti Veneto Marco Paccagnella, che oggi ha presentato a Padova una indagine statistica su 748 conti correnti bancari intestati a società e persone fisiche. “Sui conti correnti controllati – spiega Paccagnella 8 su 10 sono risultati con irregolarità, anche pesanti, sempre a sfavore del cliente. Credo che la Banca d’Italia abbia l’obbligo di intervenire di fronte a vessazioni tanto diffuse”.
A condurre lo studio Gianni Mandruzzato, matematico e consulente tecnico di Federcontribuenti Veneto.
“Le posizioni che abbiamo analizzato – spiega Mandruzzato – riguardano circa 250 aziende italiane prevalentemente lombarde e venete ma non solo: molte dall’Emilia-Romagna, alcune da Toscana, Piemonte, Friuli V.G., Marche, Puglia, Calabria, Sicilia.
Pur non essendo un “campione statisticamente rappresentativo” abbiamo potuto avere alcune chiare indicazioni che abbiamo sintetizzato in una tabella di dimensioni contenute”.
“I dati in nostro possesso evidenziano come Unicredit e Mps Antonveneta abbiano le posizioni più frequentemente irregolari nei confronti di quanto sottoscritto dal cliente in sede di accettazione del contratto. Ciò si spiega a causa dell’imputazione di elevate commissioni da parte di queste due banche in particolare, negli anni passati della Commissione di massimo scoperto sia entro che fuori l’affidato”:
Gianni Mandruzzato, autore dello studio realizzato sui conti correnti per conto di Federcontribuenti, spiega che spesso, contrariamente a quanto si possa immaginare, le aziende più grandi non sono per forza quelle che sostengono oneri finanziari minori.
“Soprattutto nell’edilizia aziende con forti esposizioni pagano tassi reali molto alti – spiega Mandruzzato – ho analizzato tra i casi più eclatanti quello di una azienda edile, cliente di Unicredit a Verona. Su un conto corrente intestato a questa nota società per azioni con circa 6 milioni di euro di fido, venivano pagati interessi passivi fino al 27% di Taeg.
Secondo caso limite quello riscontrato analizzando la posizione di un cliente di Banca Toscana (gruppo MPS). Una piccola azienda si trovava nei guai dopo che l’istituto di credito di cui era cliente aveva fatto istanza di fallimento per un supposto credito di circa 300.000 euro. L’azienda “debitrice” si è rivolta a Federcontribuenti e dopo un nostro ricalcolo opponeva la stessa somma a credito e ha richiesto i danni. In via stragiudiziale prima di convenire a giudizio con sentenza 12028/2010 il giudice del tribunale dava atto dell’accettazione tra le parti della remissione del credito, il pagamento dei consulenti, di quanto spettante a Equitalia per 250.000 euro e di 100.000 di danni per l’azienda.
Ultimo caso eclatante quello di Bipop Carire UniCredit a Brescia: dopo la presentazione di una valutazione di ricalcolo di circa 900.000 euro ha offerto subito e transato per la metà (450.000 euro).
Per quanto abbiamo potuto notare altri gruppi come UBI e le banche più piccole, le BCC in primis, hanno hanno con grandissime differenziazioni: molte hanno negli anni praticato tassi reali inferiori alla media del mercato; alcune invece hanno purtroppo fatto scelte non dissimili dalle “grandi” ma sono di solito maggiormente disposte a riconoscerlo e a pervenire a una transazione”.
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