Ancora una vittoria del Benetton Treviso contro il Montepaschi Viadana al termine di una finale tesa e sempre in equilibrio. Treviso si aggiudica l’80esimo scudetto italiano, il quindicesimo della storia della squadra veneta, che assieme ai mantovani del Viadana saluta il campionato italiano per approdare dal prossimo anno alla Celtic League. Al decimo del primo tempoo vantaggio su calcio di punizione di Tobias Botes che porta avanti di tre punti i biancoverdi, due minuti dopo a situazione invertita Woodrrow riporta in parità il Viadana. L’equilibrio della gara si rompe al 28esimo con Vilk, decretato alla fine dell’incontro man of the match, che su buco esterno a seguito di una rimessa laterale va in meta. Botes trasforma. Al 32esimo l’episodio decisivo dell’incontro: Viadana va in meta ma il giudice televisivo non conferma. I mantovani accorciano le distanze con Woodrow al 34esimo ma non riescono a contenere i trevigiani che allo scadere con il solito infallibile Botes prendono il largo fermando il risultato sul 13 a 6 al termine dei primi 40 minuti. Decisive per l’abbrivio della finale i due errori consecutivi su calcio di punizione che Woodrow colleziona attorno al quarto d’ora, tanto da convincere l’allenatore del Viadana a mandare a calciare al 19esimo Law che non sbaglia e porta Viadana a – 4. Distanza che si riduce ulteriormente al 31esimo con ancora Law che porta Viadana ad una sola misura di distanza dai trevigiani. Il Benetton treviso vacilla ma non crolla ed a toglierlo dai pasticci ci pensa Botes che a sei minuti dalla fine fissa il risultato sul definitivo 16 a 12.
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“E’ una partita significativa del carattere del Benetton Treviso – commenta a caldo il general manager Vittorio Munari – giocata non bene ma vinta comunque: giocando bene è facile vincere, ma quando vinci anche quando a tratti gli avversari ti sono stati superiori vuol dire che hai carattere da vendere”. Alla domanda su chi sia stato il suo giocatore determinante quest’anno Munari risponde: “Sicuramente Marius Goosen, un esempio per tutta la squadra e non parlo dell’aspetto tecnico, che non mi interessa. Uno che a quasi 37 anni da ancora la paga ai più giovani come oggi è un monumento di cultura di questo sport. Da persone come Goosen dobbiamo imparare tutti, i miei giocatori per primi. Peccato che quella di oggi sia stata con ogni probabilità la sua ultima partita”.
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