“Il bambino non ha riportato nessuna lesione durante l’operazione di trasporto tra la scuola e l’auto – spiega il dottor Lorenzo Panizzolo, capoufficio dei Servizi sociali del Comune di Padova in una intervista all’Ansa – ci sono tre certificati medici che lo attestano. Durante il percorso in auto da Cittadella alla residenza protetta dove si trova e dove viene visto dal padre, è iniziato di dialogo, il bamino è un bambino intelligente ed è stato sin da subito consapevole della condizione in cui si trovava. Il bambino è sereno, gioca con altri coetanei, comincia a riprendere attività scolastica interna mi dicono che dorme sereno. Penso che sia consapevole dell’evento che lo ha coinvolto.
Non sono consapevole di quando potrà incontrare la madre, è affiancato da uno psicoterapeuta che deciderà tempi e modi del ricongiungimento con la madre.
Non è un esilio, è una situazione temporanea che immagino faticosa anche per la madre, ma che è temporanea. E’ interesse che il bambino abbia un rapporto con tutti e due i genitori”. Il video dell’intervista sarà trasmesso questa sera in uno speciale Porta a Porta che andrà in onda questa sera (nella foto il dottor Panizzolo assieme alla giornalista di Porta a Porta Daniela Di Marzo)
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“Abbiamo agito per dare esecuzione ad un provvedimento del giudice, e l’azione nella scuola è arrivata alla fine di mesi di colloqui, visite a domicilio e dialogo con la madre e con la famiglia materna”. A dirlo è il responsabile dei Servizi sociali del Comune di Padova Lorenzo Panizzolo, intervenuto la mattina di mercoledì scorso nella scuola Cornaro di Cittadella per eseguire l’ordine del giudice della Corte d’appello del tribunale dei minorenni di Venezia che stabiliva di affidare il bambino di 10 anni al padre, essendo decaduta la potestà genitoriale della madre. Alla domanda dei cronisti se fosse stato possibile organizzare un altro intervento Panizzolo aggiunge: “con la famiglia materna abbiamo iniziato da mesi un tentativo di dialogo a distanza fatto di convocazioni e colloqui nei nostri uffici, di missioni di un educatore nella casa della madre dove viveva anche il piccolo. Per due volte gli operatori del mio ufficio sono andati nella casa dei nonni materni, dove la donna si era trasferita con il piccolo, per cercare di convincerla ad eseguire spontaneamente l’ordine del giudice, ma non c’è stato modo. Al piccolo era stato predisposto una sorta di nascondiglio sotto un letto matrimoniale che rendeva difficoltoso e traumatico se non impossibile, raggiungerlo. In entrambi gli accessi alla casa dei nonni abbiamo dialogato per ore con la madre, alla presenza di un medico, per ricondurla ad una situazione che potesse essere collaborativa. Ma non c’è stato nulla da fare”. E quindi si è giunti, a quanto racconta il capoufficio dei Servizi sociali del Comune di Padova, all’intervento con il supporto degli agenti di polizia, di mercoledì della scorsa settimana. “Ci siamo preoccupati di trovare un ambiente che abbassasse la tensione nei confronti del bambino – ha spiegato Panizzolo – a casa l’ambiente era poco congeniale: il bambino era c$ircondato da adulti che contestavano urlando la decisione del giudice.
Noi abbiamo preso tutte le cautele e le precauzioni del caso per portare il bambino nella struttura, anche la polizia ha agito nella maniera migliore possibile”. Secondo la ricostruzione del dottor Panizzolo tutto si stava svolgendo in maniera tutto sommato tranquilla fino a quando non sono arrivati all’interno del cortile della scuola il nonno e la zia del bambino, quest’ultima con in mano una telecamera con cui è stato realizzato il filmato mandato in onda dalla trasmissione “Chi l’ha visto?”.
“Lì ha iniziato ad agitarsi – spiega il resonsabile dei servizi sociali del Comune di Padova – e nonno e zia hanno cercato di opporsi fisicamente all’esecuzione dell’ordine del giudice rendendo l’operazione molto difficile. Io spero che il bambino ritorni al centro degli affetti di entrambi i genitori ed anche che si abbassino le luci su questa vicenda”.
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