Un capolavoro. Un sogno che si avvera. Ci sono 100mila fortunati, quelli che erano al Wembley stadium quel 13 luglio del 1985. E ci sono milioni di persone, come chi scrive, che ogni volta che guarda i video di quella incredibile performance prova quasi una sorta di nostalgia e pensa “chissà com’era vedere Freddie da lì”. E il film inizia e finisce con quei minuti magici, 20 in tutto, durante i quali i Queen dimostrarono di essere il gruppo rock migliore al mondo. C’era mezzo miliardo di persone a guardarlo, e Freddie Mercury diede il meglio di sè. Lui lo sapeva che quello era una sorta di addio, la sua band anche, i suoi fan no.
Nel film si racconta una versione della storia di Freddie Mercury: 45 anni di vita, 20 di carriera, ben sviluppati in due ore abbondanti di film, che qualche imperfezione dovuta alla necessità narrativa ce l’ha, ma d’altro canto è un film mica un documentario.
Chi come chi scrive si è letto una mezza dozzina di libri sui Queen e di questo gruppo sa praticamente a memoria tutte le canzoni, arriva a quel giorno del 1985 soddisfatto. E quando si apre il sipario del Live Aid pensa “vabbè fino a qua molto bene, adesso non può esserlo”.
Ed è lì che, dopo che già il film ti ha fatto venire la pelle d’oca setto o otto volte buone, l’anima del fan vola e, come dice il Freddie Mercury del film, “tocchi il paradiso”. Con quel Freddie Mercury, interpretato da uno strepitoso Rami Malek sul palco e grazie ad una computer grafica che ricostruisce quel Wembley stadium in maniera strepitosa, anche i fan che come me quel giorno avevano 9 anni, entrano in quel pezzo di storia del rock. Ed ho saputo ieri sera cos’avrei provato: avrei pianto, come ho fatto, mi sarei emozionato ed entusiasmato. Avrei sicuramente saltato e ballato, avrei gridato con quanta voce avevo in gola. Non ho potuto farlo ieri sera, perchè ero al cinema. Ma dentro di me è stato come se lo avessi fatto. Un capolavoro, un miracolo quel film, com’è un miracolo il cinema quando ha una storia meravigliosa da raccontare, degli attori all’altezza (bravissimo anche chi interpreta Bryan May) ed i mezzi per fare un colossal.
Quasi quasi nei prossimi giorni torno a vederlo. Perchè un film così merita di essere rivisto al cinema.
Alberto Gottardo