Andare o non andare al botellon? Ci si perde nel classico bicchiere d’acqua (un terzo, altri due terzi prosecco e Aperol o Campari, ricetta dello spritz). Ed è triste perchè succede ai giovanidi Padova e zone limitrofe, che stanno vivendo, a quanto pare una micro battaglia generazionale. Per il lavoro? per la pensione? per il diritto a formarsi una famiglia? No. Per il diritto di andare in Prato della Valle ad ubriacarsi in gruppo. A sciamare attorno all’ape(rol) regina dello stordimento. Fare il botellon non è giusto o sbagliato, è un falso problema. la questione vera non è cosa faranno migliaia di giovani questa sera, ma quello che fanno o non fanno oggi, domani e nei giorni a seguire. C’è il rischio che una parte di loro butti via occasioni e tempo all’inseguimento di una eterna effimera giovinezza spensierata ed ebbra. Come quei patetici signori di mezza età che ti raccontano sognanti su quanto era bello il ’68 e fare i tazebao negli anni ’70. Preferisco mio padre, che non è mai andato in piazza a fare scontri con la polizia, non ha mai manifestato per la libertà dei compagni in cella o per i fratelli palestinesi. Ma ha cresciuto una famiglia facendosi un culo così. Ha lottato, ma mica per il botellon o per il Nicaragua. Ha combattuto tutti i giorni in fabbrica. Io stasera seguirò il suo esempio: sto a casa a lavorare al computer. Ed lo spritz in meno magari lo devolvo alle popolazioni dell’Emilia ferita, senza nemmeno il bisogno di andare in Prato della Valle. Basta mandare un sms al 45500 (clicca qui per saperne di più)
Alberto Gottardo