Come cambia la prospettiva quando i profughi diventano persone: le storie raccolte dalla cooperativa Popolus di Padova

 

C’è chi ha denunciato gli scafisti e ha ottenuto la protezione internazionale, chi sta ricorrendo per averla , fa l’aiuto cuoco sognando di diventare un medico, chi ha dovuto subire un grosso intervento ai polmoni causa tubercolosi presa nell’hub di Bagnoli e lavora come badante di un malato di Sla.
Sono tre dei 199 profughi accolti dalla cooperativa  Popolus di Padova https://www.facebook.com/CooperativaPopulusOnlus/  una delle 13 realtà del Consorzio Veneto Insieme.
La cooperativa ha 6 appartamenti distribuiti nei comuni di Padova, Selvazzano, Rubano, Saccolongo, Monselice, Teolo. Gestisce anche una mensa a Saonara, dove offre 150 pasti al giorno per i lavoratori della zona e per la macro-accoglienza dei 6 appartamenti. Ha inoltre aperto un negozio biologico Bielò, in zona Guizza ( https://www.facebook.com/bielo.guizza/) , dove vende prodotti biologici della coop El Tamiso che vanno dal fresco al secco, e sta anche pensando di organizzare consegne a domicilio e gastronomia di piatti pronti provenienti dalla mensa di Saonara.
E ancora ha dato poco organizzato l’edizione 2017 di Exposcuola in Fiera a Padova.
Incontriamo alcuni ragazzi nella sede della cooperativa di fianco alla chiesa del Bassanello.  Qui arrivano per le lezioni di italiano e di cultura. Le loro provenienze e età sono delle più diverse: Mali, Sierra Leone, Nigeria, Bangladesh, Pakistan.

Boubacar  Diarra, 31 anni, proveniente dal Mali, era un’autista di camion nel suo paese, portato in Italia il 2 agosto 2014 con la speranza di trovare un lavoro migliore.  Oggi lavora per la cooperativa Populus, aiuta gli altri profughi come lui a fare tutti i documenti necessari, li accompagna dal medico o li aiuta nelle attività di tutti i giorni. Come tanti è arrivato con un barcone che ha rischiato più volte di rovesciarsi per colpa di scafisti sconsiderati e improvvisati.  Si sono imbarcati in 80 , hanno patito la fame e la sete per giorni in mezzo al mare, ma per loro fortuna sono arrivati tutti  a destinazione. Una volta sceso però ha deciso di denunciare quegli scafisti per l’inumanità,sostenuto e aiutato dalla Cooperativa Populus.  Anche per questo gli è stato concesso da 5 anni un permesso di soggiorno con protezione sussidiaria.  Boubacar Diarra, è sposato, ha due figli ,uno dei quali ancora in Mali , che spera di portare presto in Italia. Fa anche volontariato presso la comunità di S.Egidio a Padova.

John  Aiah  Mbayoh, 26 anni, viene dalla Sierra Leone, è nato il giorno di Natale ed è arrivato in Italia poco più di due anni fa.  Attualmente  lavora nella mensa gestita da Populus a Saonara dallo scorso gennaio  con un contratto a tempo indeterminato .   Nel suo paese ha fatto le scuole  superiori e ha preso un diploma di informatica e scienze. Subito dopo ha lavorato come informatico in un laboratorio di biologia. IL suo sogno è   quello di  diventare medico . In Italia però il suo titolo di studio non viene considerato e riconosciuto. Ecco perchè ha ricominciato a studiare per prendere la terza media , per poi potersi iscrivere  alle superiori e successivamente all’Università,a  medicina.
A John però il permesso di soggiorno è stato negato due volte, proprio perché nel suo paese non c’è la guerra, ma lui ci racconta con occhi colmi di paura e tristezza che a casa sua, ci sono altri problemi che non lo fanno sentire al sicuro . Ora è in attesa dell’esito del ricorso.  Lavora come aiuto cuoco presso la cooperativa Populus ma spera un giorno di diventare un medico, in modo da regalare un futuro migliore anche alla sua compagna e a sua figlia di soli 5 anni rimasti in Sierra Leone.

Abdoulaye  Sangare, 26 anni, dal Mali, ha ottenuto il permesso di soggiorno in virtù della salute precaria. Arrivato a Catania nel aprile del 2015,  ha vissuto in Prandina e Bagnoli per 3 mesi. Arrivato alla cooperativa Populus con Tbc, tossiva, perdeva sangue tanto che ha dovuto subire una’operazione urgente. Oggi il suo corpo è segnato da due grandi cicatrici, e anche dopo tanto dolore e più di 3 mesi in ospedale, non ha mai perso il sorriso.
Anzi in ospedale si è scaricato sullo smartphone delle applicazioni per imparare l’italiano. Arrivato analfabeta oggi sta seguendo i corsi di italiano della cooperativa con profitto.
Abdoulaye ha deciso di lasciare il suo paese perché là non aveva più nessuno. Ha vissuto fin da piccolo con la nonna. Quando è morta sua nonna ha deciso di venire in Italia . Nel suo paese lavorava come facchino, tirava su fino a 100 kg. Oggi non può più farlo dopo l’operazione subita e il suo cagionevole stato di salute. Per questo ha iniziato a fare il badante, a seguire  una persona con la Sla:  la aiuta a metterla a letto, gli prepara da mangiare.  Abdoulaye  Sangare,  è uno dei fortunati che a gennaio inizierà anche l’esperienza di servizio civile anche se non sa ancora quale sarà il suo compito. Il suo sogno è quello di diventare una persona migliore, lui vuole aiutare gli altri, proprio perché lui stesso senza aiuto non ce l’avrebbe fatta.