Era nata come una stramberia di Leandro Barsotti, padovano che nel tempo è stato noto per le sue canzoni, poi per una irripetibile stagione al fianco di Furio Stella alla cronaca sportiva del Mattino di Padova, giornale per cui lavora da una trentina d’anni, e poi ancora per il suo bellissimo libro “L’amore resta” che è diventato poi spunto per un viaggio interiore sfociato in una serie di spettacoli/meditazione che costituiscono quasi un format in questa fase della produzione artistica del cinquantenne dal cuore di ragazzino. E, mutuando il titolo di quel fortunato libro si potrebbe dire che lo spirito del “Cantanatale” era che l’amore resta e si canta.
L’idea di fare uno spettacolo/corteo/concerto è venuta a Leandro Barsotti che ha trovato sul proprio cammino una mezza dozzina di estrosi padovani come Barbara K Capaccioli, Giorgio Pavan, già tra i protagonisti della meditazione di Natale, e poi Max Biraghi di Radio Company, la talentuosa Chiara “Cli” Beltrame e il vulcanico Filippo Ascierto, anche lui alle prese con una seconda vita in cui sta demolendo alcuni stereotipi che si era costruito addosso durante la prima.
L’idea è piaciuta tanto che a farne da testimonial sono scesi in campo nei giorni scorsi Luca Zaia, con un video appello e Sergio Giordani, il sindaco che oltre a patrocinare l’iniziativa ha anche partecipato insieme all’assessore Antonio Bressa, all’iniziativa. Ed insieme al primo cittadino di padovani ce n’erano un migliaio abbondante, tutti o quasi con il cappello da Babbo Natale e la voglia di cantare “Happy Christmas” di John Lennon. E dopo le prove generali ai giardini dell’Arena, il fiume di persone ha invaso via Morgagni raggiungendo il giardino della pediatria di Padova.
In giornate in cui sui social migliaia di persone si sono scatenate sui social a cantare le gesta di violenza e devastazione dei gilet gialli, ha fatto bene al cuore vedere centinaia di cappelli rossi in testa a persone di ogni età e orientamento politico. Una trasversalità sociale, d’età: una piccola padova dal cuore grande e col coraggio di scendere in strada per un fine nobile quanto effimero: cantare una canzone per movimentare la mattina dei bambini e di mamme e papà che questo Natale lo passano in ospedale.
Quando il professore Giorgio Perilongo ha detto, accogliendo i padovani “Grazie per aver fatto sentire il calore di Padova ai nostri bambini” credo di non essere stato l’unico ad aver ricacciato indietro una lacrima di commozione. Poi non ho cantato. Perché avevo un groppo in gola. E mi sono invece goduto quella bella canzone, dal testo che ti dice che la guerra finisce se tu lo vuoi. Ed io credo che una città capace di una cosa tanto nobile potrà probabilmente continuare a spegnere le tante piccole guerre che rischiano di accendersi in queste tempo in cui si rischia di vedersi l’un contro l’altro, più nemici che invece compagni di un’avventura al contempo dura e meravigliosa come la nostra vita.
E’ questa la morale che mi sono portato a casa da questa mattinata: che è possibile seminare un po’ d’amore. E magari lo si può fare anche fuori dalle feste natalizie. Ma quella cosa dei padovani in fila, che cantavano, e le mamme e i bambini che si facevano cullare da quelle note io me la porterò nel cuore per un pezzo. E di questo ringrazio tutti gli organizzatori, quelli che hanno partecipato ed anche Matteo Menapace che ha fatto questo bellissimo video riassunto.
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