Crack delle banche popolari venete: parla l’avvocato Paolo Quaggetto “L’insinuazione al passivo è una trappola mortale”

 

Il decreto legge 99/2017 ha costituito un game over alle speranze degli azionisti alimentate da più parti, a dire il vero, con le più singolari argomentazioni. Anche il mio Studio si accinge a redigere la dovuta “istanza di ammissione al passivo” di un credito che mai verrà rimborsato in primis perché non c’è più il creditore dato lo svuotamento di ogni garanzia patrimoniale conseguente alla “cessione” ad ISP ed in secondo luogo perché anche accertato il diritto risarcitorio (nella maggior parte dei casi solo a seguito di causa ordinaria conseguente all’opposizione allo stato passivo) la LCA non pagherà nulla per stessa ammissione di Banca d’Italia che è la dominus della procedura. Infatti è proprio Banca d’Italia ad escludere ogni velleità di risarcimento, con buona pace della moltitudine di patrocinati, dichiarando espressamente nelle risposte alle domande formulate dai media, dagli operatori di mercato e da altri osservatori, relativamente alla procedura di liquidazione coatta amministrativa: Sezione IV: Impatti dell’operazione su azionisti e creditori 2. Che cosa succede agli azionisti e ai creditori subordinati? In base agli orientamenti della Commissione europea sull’applicazione della disciplina sugli aiuti di Stato (cfr. la Sezione V), gli Stati membri possono intervenire a sostegno di liquidazioni bancarie solo a condizione che ad azionisti e creditori subordinati sia stato imposto il burden sharing, vale a dire, l’assorbimento delle perdite nella massima misura necessaria. Pertanto, nel caso specifico, le azioni e le obbligazioni subordinate delle due banche non vengono trasferite a Intesa, ma rimangono nella liquidazione. In concreto – per effetto delle ingenti perdite accumulate dalle due banche e del fatto che lo Stato, a fronte dell’esborso per cassa e delle garanzie verso Intesa, si inserisce nel passivo della liquidazione e viene soddisfatto prima degli azionisti e dei creditori subordinati – le liquidazioni non disporranno con tutta probabilità di risorse sufficienti a soddisfare le pretese di azionisti e creditori subordinati. Inoltre anche nelle precedente memoria inviata in Commissione Finanze in vista del dibattito parlamentare del DL99 tale conclusione viene ribadita. “Informazioni sulla soluzione della crisi di Veneto Banca S.p.A. e Banca Popolare di Vicenza S.p.A. Memoria per la VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati – Luglio 2017 Con questa soluzione, il costo della crisi aziendale è stato fatto ricadere in primo luogo sugli azionisti e sui detentori di obbligazioni subordinate delle due banche. I diritti di questi soggetti, infatti, sono stati mantenuti nella liquidazione e potranno essere soddisfatti solo nell’eventualità in cui lo Stato recuperi integralmente quanto versato a supporto dell’intervento e siano stati soddisfatti gli altri creditori. Viene pertanto rispettato uno dei principi ispiratori della normativa europea, che per combattere fenomeni di azzardo morale prevede che gli oneri ricadano in primo luogo sulla proprietà e sui sottoscrittori di strumenti patrimoniali delle istituzioni in crisi. Al di la di ogni considerazione etica su ciò che pensa lo Stato dei soci delle due ex Popolari va ribadito quanto già evidenziato nei precedenti comunicati a proposito dell’ennesima contraddittorietà (per non usare altri termini) del DL99 che giustifica la sua emanazione proprio per evitare: “….le conseguenti gravi perdite per i creditori non professionali chirografi”… : cioè gli stessi azionisti il cui essere tali, con l’acquisto di azioni, viene definito oggi “azzardo morale”….” Quindi si invitano tutti gli azionisti, oltre al l’opportuno scrupolo nella redazione dell’istanza di ammissione al passivo, anche a guardare altrove dato che la strategia difensiva non può prescindere dalla garanzia patrimoniale dei soggetti responsabili, che ci sono e vanno individuati. Tutto ciò a prescindere da eventuali future soluzioni concordatarie la cui opzione riguarda però la politica dato l’ineluttabile, anche in tale ipotesi, ulteriore intervento statale.

 

avv. Paolo Emilio Quaggetto
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