Ho assistito in silenzio alle sparate dei commercianti dell’Ascom, con il presidente Patrizio Bertin nel ruolo di grande Berta, dopo l’improvvida, nei modi e nei tempi, uscita dell’assessore alla mobilità e vicesindaco Arturo Lorenzoni, con annessa e puntuale retromarcia, il tutto a mezzo stampa, come sempre succede. Il tema del contendere era, tanto per cambiare il dibattito pubblico degli ultimi 15 anni, la ZTL. Additata in un video che non ripropongo qui per pietà nei confronti di chi l’ha girato, rovescio e per chi vi era ritratto, in cui tra luoghi comuni e supercazzole, grandinava addosso a chi avesse avuto modo di vederlo, tutta la crisi di nervi di chi sta subendo la crisi del commercio, e cioè i commercianti stessi, senza sapere evidentemente che pesci pigliare. A sentir parlare Patrizio Bertin in quel video ed anche a leggerne sui giornali la versione depurata, appare evidente che certo, parte della crisi del commercio saranno i clienti stronzi tipo il sottoscritto, che la roba cinese vanno a comperarsela direttamente dai cinesi anzichè dai commercianti italiani al doppio del prezzo, e che hanno il vizio di comperarsi l’elettronica di largo consumo su Amazon, che costa il 30% in meno e te la portano a casa. Confesso pubblicamente, presidente Bertin, sono uno stronzo dell’ecommerce. Confronto i prezzi e dove non c’è differenza di prodotto, quel prodotto me lo compro al minor prezzo possibile e con il massimo del comfort.
Poi però mi capita nella giornata tipo, e cioè oggi, di fare acquisti in tre siti differenti. Acquisto numero uno: in centro storico. Già che dovevo andare al punto Tre di piazza delle Erbe (gentilissimi), come mia abitudine ho comperato il pane al negozio “Te la do io la merenda” da Alberto Beda. Vado lì perchè il pane è buonissimo (lui lo rivende, glielo porta fresco, anzi caldo tutte le mattine un artigiano) tanto da essere buono anche il giorno dopo.
E poi sono andato da Farouk, bengalese con banco vicino alla fontana: gentilissimo, con i migliori avocados di Padova, che ti dice “questo te lo incarto e lo mangi tra due giorni, questo te lo lascio fuori e lo mangi oggi o massimo domani”. Tre chili di arance, un cestino abbondante di fragole mature al punto giusto più gli avocados, e il pane 10 euro e spiccioli. Sono andato e tornato dall’Arcella in tram in un’ora con lo stesso biglietto. 1 euro e 30 ammortizzato tranquillamente dal rapporto qualità prezzo di fragole e arance che al supermercato costano di più e non sono altrettanto buone. Il pane poi, non lo cambio per tutto l’oro del mondo con quello del supermercato. Il pane è pane, e lei presidente Bertin chieda a suo fratello Paolo, che ancora lo fa.
Di comperare la carne o i formaggi o gli affetati sotto il salone non mi è venuto in mente. Da quando ha chiuso la boucherie di Rudy Negrisolo e del baffuto papà, non ho più trovato tra quei banchi la qualità e il servizio che giustifichino un prezzo molto più alto di quello del più caro dei supermercati che frequento. Ed allora se devo prendere il macinato, lo prendo dove è veneto come quello del sotto Salone, e anche se è confezionato, pazienza. Quanto a pesce, lo prendo sotto casa dai “ciosotti” del banco tra piazza Azzurri d’Italia e via Temanza: costa il 30% in meno di quello che vendono all’Alì, e in più se hanno tempo, e cioè se vai la mattina presto prima delle 9, te lo puliscono.
All’Alì di via Saetta ho comperato appunto il macinato, il prosciutto cotto Praga, in offerta un euro all’etto, prezzo medio sotto il salone, a occhio la stessa qualità, un euro e 60) e il latte fresco (un euro e 5 centesimi al litro quello buono). Più altre ue o tre cose: ho la possibilità di avere orari flessibili e quindi vado a far la spesa tutti i giorni.
Già che c’ero alla cassa con i punti ho messo un euro nel grande salvadanaio del Cuamm, poichè altrettanto farà l’azienda fondata da Francesco Canella. E siccome il “signor Francesco”, come lo chiamano con enorme rispetto tutti i suoi dipendenti, è uno che è rimasto dentro un nobilissimo casolino, all’Alì di via Saetta fanno anche la raccolta punti per dotare la scuola media di una nuova lavagna interattiva. Sono i clienti come me che raccolgono i punti. Ed un po’ alla volta si arriverà a mettere l’ultimo bollino che manca.
Poi nel fine settimana nell’angolo per i bambini del supermercato ci sono un paio di ragazze che fanno fare i disegni ai piccoli mentre mamma e papà fanno la spesa. Ecco, io vado all’Alì per questi motivi: perchè c’è la carne di qualità pari, se non superiore a quella che trovo sotto il Salone, dove andavo a prendere la carne quando Rudy e suo papà la preparavano già disossata e magari con le verure pronta per finire in casseruola, o ti dicevano “passa domani che c’ho i conigli appena macellati”. Adesso non ci sono più e gli altri la faraona disossata non me la preparano.Abito all’Arcella e per me la ZTL non è più un problema: uso direttamente il tram. Il problema sono io, evientemente, che sono talmente stronzo da fare caso anche alle ricadute civili dei miei acquisti, al rapporto che ha un datore di lavoro con i suoi dipendenti, alle attività di responsabilità sociale che mette in campo la persona a cui affido tanta parte del mio budget mensile per gli acquisti.
Tenga conto anche di questo, signor presidente dei commercianti, perchè sa, prima che un volante in mano e un culo sul sedile, molti clienti stronzi come me, hanno un cuore e un cervello che funzionano. Magari è per questo che certi acquisti nei negozi tradizionali non li facciamo più. Perchè forse, alla crisi del commercio contribuiscono, e mica poco, anche proprio gli stessi commercianti.
Alberto Gottardo