“Il sindaco non è un politico”. E’ iniziata la sua campagna elettorale signor sindaco e secondo me è cominciata con il piede sbagliato (mi riferisco a questo post di instagram)
Una frase che mette i brividi, quel “il sindaco non è un politico”. Un simbolo che mette i brividi a un ormai vecchio tifoso come me perchè è il simbolo di una serie di retrocessioni quando il calcio Padova passò di mano da Sergio Giordani al disastroso Cesarino Viganò: Giordani e Puggina si portarono a casa qualche miliardo di lire dopo aver fatto il primo anno con Alexi Lalas e compagni, protagonisti di una salvezza pazzesca. Lei, signor Giordani, vendette all’imprenditore brianzolo che si accompagnava a Spillo Altobelli e che portò per qualche mese tra i pali dell’Euganeo Walter Zenga. Chi come me all’epoca era aficionado dello stadio, ricorderà come andò. Retrocessione verticale dalla A alla B, dalla B alla C1 fino alla C2.
Ecco, speriamo che stavolta quello scudo biancorosso con la silouette della statua di Donatello, vada meglio.
Perchè Sergio Giordani, è bene ricordarlo, promise di fare un solo mandato quel pomeriggio che si presentò alla sala verde del caffè Pedrocchi. Promise di essere un sindaco civico, svincolato dai partiti. Poi promise anche, solo per fare un esempio, avrebbe realizzato il nuovo ospedale sul vecchio sito. Tutte promesse disattese. La componente civica è stata sacrificata ai due vice sindaci: promosso e rimosso Arturo Lorenzoni in Regione, è arrivato il vice sindaco del Pd Andrea Micalizzi, che nella sua carriera a parte il cuoco in montagna ha fatto sempre e solo o lassessore (bene) o il funzionario del Pd, e il vice sindaco, quasi sindaco, più che sindaco secondo i maligni, Massimo Bettin, già segretario provinciale del Pd. Come Pinocchio tra i due carabinieri del Partito Democratico di rito ex DS, Sergio Giordani stavolta si è (ri)presentato al Pedrocchi accompagnato dalla moglie Lucia e dal cagnetto. Niente componente civica. E se dice di non essere un politico, sottintendendo che la politica politicata gli fa schifo, come si legge sul profilo instagram, dicendo che “il sindaco non è un politico”, allora rimane solo il sindaco commerciante, quello degli appalti e dei supermercati spuntati come funghi in questi cinque anni in mezza città: Despar nella ex sede elettorale, Despar in Prato della Valle, Despar nell’ex sede di Telechiara e della Difesa del Popolo. E poi Rossetto ed Eurospin in aree gestite da un canuto avvocato che aveva trovato porte chiuse durante le amministrazioni Zanonato-Rossi e poi Bitonci e che invece ebbe più fortuna successivamente. Coincidenze, si dirà. Che andrebbero spiegate però se i sindacalisti del commercio non fossero impegnati a ricoprire ruoli favoriti anche dal via libera del Comune. Perchè questa è stata sicuramente l’amministrazione del commercio, con Antonio Bressa a dare una mano con sensibilità ai pubblici esercenti, con una assegnazione ormai in campagna elettorale tra i mille e i cinquemila euro a bar per nuovi plateatici rinnovati cpi soldi a fondo perduto dei cittadini, e gli affari più grossi fatti dalla Grande distribuzione organizzata da cui lo stesso Giordani proviene. Poi sempre per coincidenza i vertici di Ascom e Confesercenti sono entrati in Fiera e Interporto con l’incredibile negazione del merito per titoli (nei curricula si legge titolo di studio “scuola dell’obbligo”!) di due esponenti, che con la terza media, contribuiscono a gestire il board di istituzioni dove non avrebbero potuto proabilmente fare manco i portinai, se avessere presentato il curriculum all’ufficio risorse umane.
Ecco io di fronte a tutto ciò faccio fatica, signor Sindaco dei padovani, a darle di nuovo la fiducia. Nel 2017 lo feci principalmente perchè dall’altra parte c’era il leghista Massimo Bitonci. Ora quello spauracchio non c’è e quindi quella molla credo sia molto più scarica, e se lei crede al sondaggio che le accredita un teorico 60% sappia che i voti potenziali poi bisogna conquistarseli. E promettere milioni di euro di appalti con me, che mi guadagno da vivere altrove, non funziona proprio per nulla. Anzi.
La sua signor sindaco dei padovani, è una candidatura zoppa: le manca una componente ideale. Ha perso Arturo Lorenzoni con la sua componente di innovazione e civismo, ha tenuto al guinzaglio assessorile una parte, credo piccola di quel mondo.
Lei parla in continuazione di milioni di euro, di appalti. ociale e verde, ambiente e sostenibilità sociale delle fasce più deboli sono scomparse dalle sue parole ed ancor di più dalla vostra azione di Governo cittadino.
Diciamocelo in faccia, noi che in privato ci diamo del tu e quando ci parliamo ci guardiamo negli occhi: sei rimasto quello che eri, ed in questo ti do ragione, non sei un politico. Sei un milionario commerciante di successo che ha i soldi per pagarsi una nuova campagna elettorale (dopo mesi di cartelloni con la promozione della terza dose di vaccino) ora i padovani ne vedranno altri con la tua faccia per la seconda dose di Giordani. Sei un sindaco che pubblicamente guarda a quanti schèi entrano in cassa. Nulla di male in tutto ciò, ma non basta, Sergio, perchè la città non è fatta delle palazzine e dei marciapiedi. Non basta far fare le palazzine vicino alla Cappella degli Scrovegni a chi aveva una campagnetta a Voltabarozzo. Non basta promettere nuove linee del tram già “vendute” come realizzate sui cartelloni, mentre nei fatti quell’unica opera è incagliata in un appalto sulla carta quasi demenziale. Non basta promettere che arriveranno i soldi del Pnrr o spendere 6 o 7 milioni di euro per uno stadio frequentato ormai da un migliaio di irriducibili del tifo biancoscudato.
Torno a rivolgermi al sindaco uscente, Sergio, al sindaco eletto anche con il mio voto nel 2017. Basterebbe avere almeno una persona intorno che avesse studiato greco rimandato a settembre come chi scrive, per sapere che quella frase che hai fatto scrivere sui social è un insulto: il sindaco è e deve essere un politico. Nel senso più autentico del termine: il primo cittadino si occupa della polis, non di supermercati e men che meno di appalti. Si deve occupare del futuro della comunità. E se invece si occupa solo dei schèi del Pnrr, delle permute mediate da avvocati che in privato si lamentano un bel po’, allora il sindaco ed anche il suo portavoce, fa un altro mestiere.
Occuparsi della polis significa appunto accorgersi ad esempio che c’è una parte di Padova che è diventata più povera. Capisco che sia difficile farlo con i milioni di euro in banca e con una giunta fatta in maggior parte di gente altrimenti incapiente o quasi, che ora invece guadagna quasi 4000 euro netti al mese. Capisco che sia più facile elargire un milione di euro alla promozione della Urbs picta anzichè dire “do una mano in spesa corrente ai padovani sotto sfratto e col rischio chiusura dei contatori”, poteva farlo con i sei milioni di euro fatti del sangue in bolletta dei padovani pagato a Hera e tornato sotto forma di dividendi. Non lo avete mai fatto e questo duole a un elettore come me che nel corso di questi anni ha dovuto a volte fare la spesa sommando a mente lo scontrino per non dover lasciare giù o le uova o il petto di pollo. Guardi capisco che magari le mie righe le sembreranno scritte da un alieno, ma le garantisco che la maggioranza dei padovani ha vissuto questa esperienza durante il lock down e durante gli ultimi mesi durante i quali voi discutavate di quanto Padova fosse meravigliosa, di che statua mettere in Prato della Valle e che grafica usare per un tram che non riuscite manco ad appaltare. Ecco signor Sindaco che doveva fare un solo giro. Lo aveva promesso, me lo ricordo bene, c’ero in sala verde quando lei arrivò in sala verde del caffè Pedrocchi accompagnato da Diego Bonavina e Mario Liccardo, assieme al fotografo Franco Tanel. Allora scrissi questo articolo. Le auguro di essere eletto e di mantenere stavolta tutte le promesse. Lei dice “Io amo Padova” in continuazione. Lo diceva anche del Padova calcio e poi lo vendette, e il Padova finì in un pantano lungo trent’anni, con un fuoco fatuo di un altro suo collega di GDO, Marcello Cestaro, su cui non voglio spendere manco una parola in più, se non che anche costui ha trovato una ottima sponda in un esponente del Pd regionale. Coincidenza anche quella, si dirà. Spero che stavolta vada meglio a lei e a Padova, che sennò a retrocedere saremo noi tutti. E forse abbiamo già iniziato a farlo negli ultimi anni.
Alberto Gottardo, cittadino di Padova che attualmente si occupa di radio e comunicazione politica. Ho votato per Sergio Giordani nel 2017. Non lo rifarò al primo turno. Tanto a leggere i sondaggi, dovrebbe vincere lo stesso.