Casa e poveri: la diocesi di Padova capofila di Housing first

 

altDiverse realtà insieme per un unico progetto: aiutare persone vulnerabili senza dimora o a rischio di diventarlo nell’ottica di avviare un percorso accompagnato per il reinserimento sociale e l’autonomia abitativa. Una vera e propria rete sociale che vede coinvolti: i volontari, le comunità parrocchiali, le realtà territoriali, Caritas, mondo profit e non profit e l’università.
Il progetto internazionale si chiama HOUSING FIRST – Prima la casa. Caritas diocesana di Padova, che partecipa al Network Housing First Italia (www.housingfirstitalia.org) l’ha mutuato e adattato al proprio contesto territoriale, facendolo diventare: La strada verso casa.
Concretamente significa “dare casa” a uomini senza dimora o sul limite di diventarlo, affiancarli in un percorso adeguato e personalizzato di accompagnamento. Il progetto è supervisionato dall’Università di Padova – Dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione.
A Padova, da alcuni anni, l’esperienza è stata avviata in due appartamenti, l’uno nella parrocchia di San Bellino, l’altro in quella della Santissima Trinità. Ora, grazie alla disponibilità di due appartamenti della parrocchia del Carmine e di IKEA Italia, che ha provveduto all’arredamento completo dei locali, gratuitamente, altri otto uomini “entrano” in questa proposta che dovrebbe portarli a guadagnare autonomia, sostenibilità e reinserimento sociale.
Il progetto rientra nella volontà di Caritas Padova di studiare percorsi e progetti che, superino l’aiuto concreto immediato (pasti, docce, riparo notturno e accoglienza diurna) e promuovano il reinserimento sociale sollecitando le persone allo sviluppo di una propria autonomia per emanciparsi dallo stato di indigenza cronico.
«È fondamentale e centrale – commenta don Luca Facco, direttore di Caritas diocesana di Padova – porre al centro sempre la persona e pensare a progetti che possano aprire a una vera integrazione sociale nel rispetto della dignità di quanti vivono il disagio. L’Housing First – La casa subito rappresenta una possibilità. E si propone di creare attorno al disagio una rete di soggetti, dal profit al non profit, che opportunamente coordinati e nel contesto di un progetto studiato sulla persona, metta in moto nuove modalità di intervento sociale e coordinato nel territorio. Con l’Housing First si pongono al centro la persona e la casa quale elemento qualificante per un percorso di riappropriazione della propria dignità, si mettono insieme energie diverse del territorio: volontari, comunità cristiane, commercianti e aziende, università. Senza dimenticare che questa modalità, oltre a avere risvolti umani importantissimi, risulta essere anche economicamente e socialmente vantaggiosa: meno costi sociali per le persone coinvolte (dalla sanità ai servizi sociali) e riduzione dei tempi di permanenza nel disagio».

L’accesso al servizio prevede un colloquio preliminare allo “Sportello uomo” di Caritas diocesana, in via Bonporti 8 a Padova, aperto il lunedì dalle 15 alle 17 e il mercoledì dalle 9 alle 11.
Le persone destinatarie di questi percorsi sono:
– uomini italiani o stranieri senza dimora, con un’esperienza prolungata di dormitorio, fruitori del servizi destinati ai senza dimora, noti ai servizi sociali del territorio (per condividere il percorso di accompagnamento);
– oppure uomini che, per situazioni oggettive, rischiano di entrare nel circuito della strada (per esempio padri separati).
Si impegnano e sono disponibili a:
· condividere un appartamento con altre persone
· partecipare a una riunione settimanale sugli obiettivi minimi
· accettare un accompagnamento quotidiano nella gestione della casa.
Il progressivo impoverimento della società e le conseguenze della crisi economica rischiano di pesare ulteriormente su quelle persone che già vivono ai margini. Per questa ragione, nel contesto attuale, risulta necessario avviare progetti di attenzione mirati su persone, altrimenti condannate a un ulteriore appesantimento della loro condizione, se non a divenire del tutto invisibili e dimenticate.
L’inserimento abitativo in appartamento prevede un tempo medio di permanenza di sei mesi/un anno in base ai singoli percorsi proposti dall’équipe che segue il progetto. Entro questo periodo grazie al supporto di una rete di volontari, della comunità parrocchiale e di altre realtà del territorio, la persona dovrebbe reinserirsi socialmente e sviluppare forme più autonome di residenzialità.
Questa nuova modalità di accoglienza immediata in appartamento, supportata da accompagnamento individuale, si propone di:
o realizzare interventi di accoglienza e di accompagnamento sociale ed educativo, a carattere temporaneo, rivolti a persone in difficoltà;
o promuovere opportunità di reinserimento socio-lavorativo e abitativo per le persone destinatarie delle azioni, finalizzate al raggiungimento dell’autonomia economica, abitativa e sociale misurabile sul medio/lungo termine;
o valorizzare le risorse e capacità dei volontari per vivere momenti quotidiani di incontro e condivisione, attraverso momenti insieme, lo scambio e la relazione personale;
o valorizzare le risorse della vita di gruppo degli ospiti attraverso le pulizie della casa, il farsi da mangiare, la cura dell’igiene personale… Imparare a condividere uno spazio con altre persone. Imparare ad aiutare ed essere aiutati;
o valorizzare l’inserimento nella comunità locale attraverso piccole forme di volontariato.

Il progetto coinvolge una trentina di volontari, con alle spalle un percorso di formazione adeguato; alcuni psicologi del Dipartimento di Psicologia dello sviluppo dell’Università di Padova che supervisionano l’interno progetto e monitorano i risultati raggiunti.
Il progetto è stato interamente finanziato dall’otto per mille della Chiesa cattolica attraverso Caritas Italiana.