Analisi microbiologiche sui prodotti, controlli sanitari lungo tutta la filiera, a partire dall’acqua usata per l’irrigazione, severi e costanti test di qualità: la frutta e la verdura nostrana viaggia dal campo alla tavola con una sorta di “certificato” medico che garantisce salubrità e sicurezza alimentare. Nessun allarmismo quindi per il caso del “batterio killer”, oltretutto circoscritto alla Germania e ad una tipologia di cetriolo che non arriva sul mercato italiano.
“I nostri ortaggi sono sicuri e controllati passo passo lungo tutta la filiera – ricorda Marco Calaon, presidente di Coldiretti Padova – quindi non è il caso di preoccuparsi e invitiamo tutti a consumare senza timori verdura fresca e di stagione, presente in abbondanza in questo periodo dell’anno. I controlli sanitari iniziano dall’orto e proseguono fino alla vendita, le aziende sono tenute ad un monitoraggio continuo su ogni passaggio, a partire dalle analisi microbiologiche sull’acqua. Ci sono i documenti che accompagnano i prodotti pronti a testimoniare la sicurezza e la qualità, due condizioni senza le quali la verdura nemmeno arriverebbe sugli scaffali dei negozi e della grande distribuzione. Ovviamente spetta al consumatore verificare l’origine di ciò che acquista. Ricordiamo infatti che l’etichetta con le indicazioni sulla provenienza di verdura e frutta è obbligatoria e deve essere chiaramente esposta dai commercianti, così come l’indicazione della qualità”.
Possono stare tranquilli anche i consumatori europei, visto che ogni giorno migliaia di quintali di prodotti nostrani valicano le frontiere con le stesse garanzie sanitarie e di qualità. Le esportazioni verso l’estero di prodotti agroalimentari in Veneto, con riferimento al 2009, per la categoria “altri ortaggi freschi” ammontano a 119,7 milioni di euro, mentre le importazioni sono pari a 42,8 milioni di euro. Il saldo positivo è quindi di 76,9 milioni di euro. Un mercato importante, dunque, che non può essere messo in discussione da un allarme dal quale è completamente estraneo il “made in Italy”.
“Non è il caso di lasciare spazio a psicosi – aggiunge Calaon – perché i nostri produttori mettono nome e faccia su ciò che coltivano e sono pronti anche a dimostrare di rispettare scrupolosamente tutti i controlli e le verifiche. Anzi, proprio per fugare ogni ulteriore dubbio, alcune aziende padovane che esportano ortofrutta anche in Germania, in questi giorni hanno fatto eseguire delle analisi supplementari da accompagnare alla merce”.
L’Italia è il principale produttore europeo di ortofrutta fresca che esporta in tutto il mondo per un valore di 4,1 miliardi di euro, la principale voce positiva del commercio estero agroalimentare nazionale. Se all’estero le autorità europee e tedesche devono fare al piu’ presto chiarezza per evitare che si verifichino pesanti effetti sui mercati, in Italia il consiglio della Coldiretti è quello di preferire prodotti Made in Italy che in questa stagione sono peraltro disponibili con grande varietà nel nostro Paese. Meglio ancora – sottolinea la Coldiretti – è acquistare prodotti a chilometri zero, direttamente dai produttori agricoli o nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica, che non devono percorrere lunghe distanze e subire intermediazioni che potrebbero essere responsabili delle contaminazioni che si sono verificate. Grazie alla battaglia della Coldiretti per la trasparenza dell’informazione è comunque possibile riconoscere su tutti i banchi di mercati, negozi e supermercati la provenienza della frutta e verdura in vendita poiché è in vigore l’obbligo di riportare le informazioni relative all’origine, alla categoria, alla varietà, nonché al prezzo della frutta e verdura messe in vendita sia nel caso di prodotti confezionati che in quelli venduti sfusi, per i quali possono essere utilizzati appositi cartelli o lavagnette.