Da Claudio Scimone, fondatore e direttore de “I solisti veneti” riceviamo e pubblichiamo la lettera di risposta inviata nei giorni scorsi al direttore Omar Monestier e pubblicata oggi dal Mattino di Padova
“Illustre e Gentilissimo Direttore,
data la gratitudine e l’ altissima considerazione che ho per il suo giornale e l’opera intensa e costruttiva che Ella dedica alla nostra città , sento Padova ferita dai titoli “Requiem per l’Auditorium” e soprattutto “gli intellettuali sono contrari” . Ma quanti e quali ? Moltissimi dei più rappresentativi, fra cui il Rettore dell’Università ,hanno firmato l’anno scorso una lettera , che ha raccolto in soli tre giorni più di mille firme (già in rilievo sul “Mattino”, visibile nel sito www.vogliamolauditorium.it ) ed hanno applaudito entusiasticamente concerti nei quali i musicisti padovani grandi e piccini (dai 6 anni in su) hanno manifestato in difesa di questo progetto.
Ora basta ! Dopo decenni di dibattiti, esami, confronti bisogna agire ! Dimostriamo al mondo che la nostra città non è una città da Requiem , è proiettata nel futuro , sa realizzare una sede per la grande musica degna della propria realtà storica, che sia ben visibile, sita nel cuore della città per attirare all’arte più comunicativa di tutte chi non la conosce e non confinata lontana dal centro dovrebbe andrebbero al massimo gli attuali appassionati. Dal grande insegnamento venezuelano delle Orchestre Sinfoniche Giovanili tutto il mondo ormai sa che la pratica della grande musica è il massimo strumento per togliere i giovanissimi da strada e droga, favorire integrazione e amicizia perfino fra comunità separate da sanguinosi conflitti (v. orchestra di Barenboin con giovani palestinesi e israeliani) . Proprio nel periodo delle crisi più gravi Paesi così diversi come Germania e a Grecia investono gandiosamente snell’arte (a Atene si costruiscono oggi costruendo una Sala ed una nuova grande Opera) sapendo che rinforzare lo spirito e il cervello è antidoto universale e indispensabile per superare le gravissime difficoltà dell’esistenza.
Il rapporto presentato pubblicamente da grandi specialisti dell’idraulica, ben consapevoli della loro tremenda responsabilità, ha finalmente escluso assolutamente (non “possibilmente”)la fola (in sè dirimente) della cappella di Giotto messa in pericolo dall’Auditorium . I fautori del “no” si sono scatenati perfino in disquisizioni filologiche(alcuni ne sono specialisti), ben cervellotiche dato il carattere scientifico del rapporto, ignorando che la vergogna di una città che in quarant’anni di promesse e tentativi non riuscirebbe a dotarsi di tale sede tale è da tempo vox populi in tutta Italia.
Nato per ampia e tuttora attuale richiesta della popolazione, il progetto è partito con larga consultazione delle personalità e associazioni interessate. Chi, come me, sosteneva una sede diversa si è trovato quasi isolato e, per il bene della città, ha unito le proprie forze a chi vuole creare e non ostacolare. Svolto colla massima regolarità un concorso fra grandissimi architetti di tutto il mondo, è stato approvato un progetto tecnicamente e acusticamente perfetto (secondo me il migliore, secondo per un solo voto di differenza) . Quando finalmente la realizzazione sembra alle porte, si scatenano con inaudita violenza le solite aggressive negatività provinciali : rivalità e gelosie non solo politiche (purtroppo abituali e distruttive), sostenitori di iniziative diverse (talora nobilissime) erroneamente contrapposte, vecchi rancori di chi pensava in modo diverso e soprattutto reazionaria ignoranza dell’urgenza assoluta di realizzare quello che oggi si fa per i giovani nel resto del mondo; il tutto mimetizzato con la cupa prospettiva del danno agli Scrovegni. Orrfani oggi di questo argomento, riprendono motivazioni già controverse fra cui quella di previsioni gestionali pesantemente negative – che sarebbe ben giustificata dalla crisi economica se esse non fossero enormemente gonfiate anche coll’ignorare introiti – laddove una tale iniziativa , sapientemente gestita, può chiudere addirittura in utile ( esempi geniali esistono a pochi chilometri di distanza) potendo anche prevedere ulteriori entrate da usi molteplici . Si contrappone poi il progresso artistico e culturale di Padova alla lotta per trasformare lo spazio in un giardinetto (forse per rivelare il meraviglioso (sic!) paesaggio retrostante di grattacieli e vecchiume ?) mentre ettari interi di verde vengono sacrificati ad attività commerciali . Si dimentica soprattutto la conclamata lentezza dei nostri iter burocratici , per cui cambiare e ricominciare dal litigio sulla sede significa : non farlo più.
Troppo tempo si è perso : si agisca subito per il decoro e il progresso sociale, economico, artistico, turistico e culturale della città, per il futuro di una gioventù sana e dinamica, per rinforzare in tutti fiducia nell’ esistenza e speranza nel futuro, per il prestigio dell’Italia che ha nell’arte il suo elemento più appariscente di identità e una delle principali fonti di reddito . Dimostriamo – almeno come fanno i greci, i tedeschi e i venezuelani – che il primo indispensabile passo per evitare i tracolli è quello di rinforzare lo spirito”.
Claudio Scimone