Si è concluso oggi con 14 condanne e 3 assoluzioni, il risarcimento di 100mila euro al giuslavorista Pietro Ichino e di un milione di euro alla presidenza del Consiglio, il processo alle nuove Brigate Rosse a Milano. Le pene più pesanti quelle a 15 anni di reclusione per Davide Bortolato e Claudio Latino, considerati i leader dell’organizzazione. La più lieve, 10 giorni di arresto, per Giampietro Simonetto. Dopo la lettura della sentenza, parenti e amici degli imputati hanno scandito slogan in aula contro il fascismo e la repressione. Uno degli avvocati degli imputati, Ugo Giannangeli, ha lamentato che nell’ultima udienza prima della camera di consiglio siano stati sostituiti tre dei giudici popolari, che avevano presentato certificati giustificando la propria assenza alla vigilia della sentenza. Nel processo relativo a reati legati alla ricostituzione delle Brigate rosse, dall’associazione sovversiva, alla banda armata e alla detenzione di armi la pubblica accusa aveva chiesto pene per un totale di 192 anni di reclusione, con richieste di condanna da due a 22 anni di carcere per imputato.
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