Quota 100: secondo l’ultimo aggiornamento diffuso dall’Inps, che fotografa la situazione al 28 febbraio, sono 76.799 le domande pervenute per accedere al nuovo meccanismo che consente di andare in pensione con almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi versati. In testa ci sono le regioni del Sud e le isole, seguite dal Nord e dal Centro. In Veneto sono state presentate 5.242 domande, 895 a Padova. Non è semplice calcolare il totale della platea potenzialmente interessata dalla misura, soprattutto per quanto riguarda la componente dei lavoratori nel settore privato, ma, a partire da questi numeri, Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha stimato la forbice tra cui potrebbe oscillare il totale delle domande nel prossimo triennio, che si assesta tra le 4 mila e le 5.400 in provincia e tra 24 mila e 28 mila in Regione. Numeri a parte, in viale dell’Industria le perplessità sul provvedimento sono notevoli. E per diverse ragioni.
«Da quanto apprendiamo dalle nostre aziende, laddove si libereranno posti di lavoro non sempre si determinerà un’automatica sostituzione, soprattutto nei casi di personale qualificato. Le nostre imprese investono molto nella formazione ed è tutt’altro che scontato che riescano agevolmente a sostituire chi esce», afferma il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio. «Ma questa considerazione ci porta ad allargare la prospettiva: il nostro sistema previdenziale a ripartizione, per il quale i lavoratori attivi pagano con i loro contributi i pensionati, è garantito solo se al centro delle azioni politiche di oggi ci sono lo sviluppo industriale, la competitività e il lavoro. E il lavoro si rilancia abbattendone il costo e creando un quadro normativo fiscale stabile, non certo adottando politiche al limite dell’assistenzialismo, introdotte solo per accontentare il proprio elettorato. Non solo: i prepensionamenti sono finanziati in deficit e richiedono anche dei costi. Quota 100 graverà quest’anno per quasi 4 miliardi di euro sulle casse dello Stato, per poi raddoppiare nel 2020 e rimanere tra gli 8 e i 7 miliardi di euro negli anni seguenti, rendendo la misura ancora più insostenibile». La spesa per le pensioni è infatti destinata a salire di quasi 63 miliardi di euro in Italia nel triennio 2019-2021. Un aumento che lascerà la Penisola in cima alla classifica delle nazioni con il maggior rapporto tra spesa previdenziale e prodotto interno lordo, in crescita fino al 15,4%, secondo solo a quello della Grecia a quota 16,9% e ben al di sopra della media Ocse (7,5%).
Ma quanti sono i potenziali beneficiari di quota 100 nel territorio? È stato calcolato che la platea degli interessati sarà di 350 mila persone in Italia. A partire da questo numero e dalle domande presentate sin qui in base ai dati forniti dall’Inps, Fabbrica Padova ha elaborato una stima che considera a un capo l’incidenza delle province venete sul totale delle istanze presentate sin qui e dall’altro l’incidenza della popolazione locale su quella complessiva dello Stivale, secondo i dati riportati nella tabella che segue.
QUOTA 100 –
DOMANDE PRESENTATE Dati aggiornati dall’Inps alle ore 16 del 28 febbraio 2019 |
PROIEZIONE SUL TOTALE
DEI POTENZIALI BENEFICIARI NEL TRIENNIO 2019-2021 |
BELLUNO 368 | tra 1.233 e 1.674 |
PADOVA 895 | tra 4.079 e 5.415 |
ROVIGO 357 | tra 1.389 e 1.627 |
TREVISO 809 | tra 3.686 e 5.115 |
VENEZIA 1.043 | tra 4.754 e 4.944 |
VERONA 999 | tra 4.553 e 5.328 |
VICENZA 771 | tra 3.514 e 5.010 |
VENETO 5.242 | tra 23.903 e 28.317 |
ITALIA 76.799 | 350.000 |
Elaborazione Fabbrica Padova su dati Inps e Istat